La grotta della natività di Maria |
Com’è dura e solenne questa Gerusalemme che oggi abbiamo percorso nel silenzio, nel rispetto, compresi del mistero degli ultimi giorni del Signore. Tutta pietra e sassi.
La prima pietra nell’orto degli ulivi. Su di essa Gesù pregò il Padre che allontanasse da lui il calice. Vi abbiamo celebrato la messa, ripercorrendo le tappe delle sue ultime ore. La seconda pietra l’ammasso roccioso su cui fu issata la croce, con vicina la pietra nella quale fu scavata la tomba nuova dove fu riposto il corpo del Signore e dalla quale risuscitò. Nonostante il caos che regna nel Santo Sepolcro e le file spossanti, siamo rimasti soggiogati da quanto lì è avvenuto, mentre ponevano posto la mano in quel foro nel quale colò il sangue di Cristo, sulla pietra su cui fu adagiato il suo corpo.
Di pietra anche i luoghi di Maria: la grotta della sua natività, raccolta in un silenzio mistico e protetta dalla grandiosa chiesa crociata tomba, la tomba della sua assunzione. Dure le sue rocce, ma addolcite dalla sua presenza che ancora respiri. La senti così vicina, dall’inizio alla fine, dalla nascita, così umana, all’assunzione, così divina.
Di pietra e di sassi anche le strade, le mura, le porte, le strade, le case della città. Sassi sulle tombe ebraiche in segno di affetto. Di pietra il patriarcato latino nel quale siamo alloggiati. Ma nei vicoli e nel suk il biancore delle pietre cede il posto ai colori intensi dei negozi e mercati, il raccoglimento silenzioso della contemplazione della preghiera al vocio dei mercanti e dei passanti, il profumo d’incenso dei santuario a quello delle spezie e delle frutte.
Com’è bella Gerusalemme nel suo sacro e nel profano.
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