giovedì 19 maggio 2011

La Pasqua e gli amori di sant'Eugenio - I suoi missionari



Ci sono persone per le quali Eugenio nutriva un amore tutto particolare, quelle della nuova famiglia a cui aveva dato vita, i Missionari Oblati di Maria Immacolata: «Muoio felice – disse nella sua Pasqua – perché il buon Dio si è degnato scegliermi per fondare nella Chiesa la Congregazione degli Oblati».
«Dobbiamo amarci come fratelli – scriveva agli inizi. L’affetto reciproco ci renderà felici, santi e forti per il bene». Già quando sogna la sua comunità sente che «in questa Società vivremo felici perché non avremo che un cuore solo e un’anima sola».
La nuova comunità era compaginata dalla chiamata di Gesù, dalla grazia, dalla comune missione… e dal suo amore, come narra un testimone di quei primi tempi: «La comunità di Aix era veramente una famiglia. Tutti vivevano della stessa vita, e tutti i cuori si aprivano sotto i raggi di un medesimo sole. Essi erano come riscaldati senza sosta dall’affetto di un padre le cui attenzioni per tutti erano ciò che di più bello si può immaginare... I membri di questa piccola famiglia, stretti attorno al loro superiore, quasi come i pulcini sotto le ali della chioccia, offrivano uno spettacolo commovente per i legami di amore che, unendoli al loro superiore, li univano tra loro. Erano proprio l’immagine dei primi cristiani, così come ce li rappresentano gli Atti degli Apostoli... Era in piccolo la più perfetta comunione dei santi».
Molti anni più tardi non avrà paura di affermare: «Non so come il mio cuore sia capace di contenere l’affetto che nutre per tutti voi [gli Oblati]. È un prodigio che ha a che fare con una qualità di Dio. Non c’è su questa terra una creatura alla quale Dio abbia concesso il favore di amare con tale tenerezza, forza, costanza un così gran numero di persone. Non si tratta qui semplicemente della carità. No, si tratta di un sentimento materno che ho per ognuno di voi, senza pregiudizio per gli altri. Nessuno di voi può essere amato di più di quanto l’amo; amo ciascuno pienamente, come se fosse il solo, e questo sentimento squisito lo provo per ognuno». Dio «mi ha accordato un cuore di tale natura che basta a contenere i miei figli».
Eugenio aveva proprio la consapevolezza di avere un cuore di madre, più che di padre, per i membri della sua comunità che considerava come veri figli: «Ho spesso detto al buon Dio che, poiché mi ha dato un cuore di madre e dei figli che per molti motivi meritano il mio amore, bisogna che mi permetta di amarli senza mezze misure. E ciò che faccio in piena coscienza. Mi sembra che più amo creature come loro, più e meglio amo Dio».
Hai amato i tuoi Oblati, Eugenio. Vieni, benedetto dal Padre mio, ricevi in eredità il regno preparato per te fin dalla creazione del mondo.

Nessun commento:

Posta un commento