Quando giunge nel pieno della giovinezza, dopo un periodo di inquietudine, insoddisfazione, noia, impazienza, Eugenio trovò l’amore degli amori, l’unico capace di appagare un cuore così esigente. Come non ricordare quel giorno nel quale, venticinquenne, scopre di essere amato come nessuno l’ha mai amato? «L’ho cercata, la felicità, fuori di Dio, e troppo a lungo per mia sventura. Quante volte nella mia vita passata, il mio cuore lacerato, tormentato, si slanciava verso il suo Dio dal quale si era allontanato? Posso dimenticare le lacrime amare che la vista della Croce fece colare dai miei occhi un Venerdì santo?… Mai la mia anima fu così appagata, mai provò tanta gioia... Il solo ricordo mi riempie di una dolce pienezza». È il tempo della conversione, quando Dio lo strappa da una vita qualunque «con la più dolce delle violenze».
Da quel momento Gesù diventa il centro della sua vita. Amare Dio con tutto il cuore, l’anima, le forze, inizia ad essere una realtà: «Voglio nutrirmi d’amore. Solo l’amore ha presa potente su di me; l’amore, solo l’amore sarà l’artefice della dimora che intendo preparare al mio Diletto. Nel mio cuore non c’è più altro che amore... Mio Salvatore, mio Padre, Amore mio, fa’ che io ti ami».
«Che lo Spirito Santo – scrive qualche giorno prima dell’ordinazione sacerdotale – riposi sopra di me in tutta la sua pienezza, riempiendomi completamente dell’amore di Gesù mio Salvatore. Che io viva e respiri solo per lui, mi consumi nel suo amore servendolo e facendo conoscere quanto egli è amabile e quanto gli uomini sono insensati a cercare altrove il riposo del loro cuore, riposo che potranno trovare soltanto in lui...».
Quando un predicatore lo invita a meditare sull’inferno, rifiuta fermamente: «Perché passare in compagnia dei demoni il poco tempo che mi resta per conversare col Maestro? È del suo amore che voglio munirmi. Non capisco il linguaggio della paura. Solo il suo amore agisce in me con potenza... È l’amore e solo l’amore che vale la pena».
Chiede il massimo che si possa domandare: entrare nella relazione d’amore della Trinità: «Dio mio raddoppia, triplica, centuplica le mie forze, perché voglio amarti non solo quanto posso amarti, perché è niente. Voglio amarti come ti hanno amato i santi, come ti amò e ti ama la tua santissima Madre. Mio Dio questo non mi basta, perché vorrei amarti come tu ami te stesso. Lo so che è impossibile, ma desiderarlo non è impossibile perché io lo desidero con tutta la sincerità dell’anima. Sì, mio Dio, vorrei amarti come tu stesso ti ami». Per questo amore è pronto a lasciare anche la famiglia, la carriera, la posizione sociale…
Lo ama e lo fa amare. Per questo percorre campagne e città con i suoi missionari per rivelare a tutti l’amore di Dio. Per questo è missionario!
Divenuto vescovo di Marsiglia nel 1837, in occasione delle visite pastorali e delle cresime non parla dei comandamenti né dell’inferno, ma centra il suo insegnamento su Cristo. Scrive per tutta la diocesi un nuovo catechismo che essenzialmente parla dell’amore di Dio per gli uomini. Vuole rimediare ad una grande carenza: «Non ci si applica a mettere in luce la bontà di Dio, l’amore infinito di Nostro Signore Gesù Cristo per gli uomini. Non si forgia il cuore».
Mi hai amato e mi hai fatto amare, Eugenio. Vieni, benedetto dal Padre mio, ricevi in eredità il regno preparato per te fin dalla creazione del mondo.
Un commento: Grazie perchè ci fai conoscere l'intimo di questo nostro sant'Eugenio, che anima piena di fuoco, che amore umano intenso, sento di amarlo di più, per me lui è uno di famiglia.
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