Aix: una città fatta per camminare. Le stradine prive di traffico sono sempre nuove anche se le percorri più volte. Alcune affollate e animate, altre deserte e silenziose. Le mura dei palazzi, con le pietre lisce color ocra, emettono calore e luce anche quando la giornata è fretta e grigia come oggi. I negozi si susseguono vivaci e fantasiosi. La gente è allegra, come fosse sempre festa.
L’ho spasseggiata in lungo e in largo per tutto il giorno in compagnia di sant’Eugenio. Sono stato sul bel corso a vedere il palazzo di famiglia, dove era servito e riverito da dodici servi; il palazzo della mamma dove ha abitato al ritorno dall’esilio, fino a quando l’ha lasciato per andare con la comunità a cui aveva dato vita. Ho visto la villa della sorella, dove veniva spesso da vescovo, ancora abitata dai discendenti, uno degli angoli più belli della città. Sono passato davanti al collegio dove ha studiato da bambino, al grande palazzo dove da giovane andava alle feste, al carcere dove si prendeva cura dei detenuti, il gioiello della cattedrale medievale dove ha predicato la grande missione del 1820...
Alla chiesa della Maddalena l’ho ascoltato mentre la mattina presto, in dialetto, spiegava alla gente semplice, alla servitù, agli artigiani, la loro grande dignità: «Venite ad imparare da noi cosa siete agli occhi della fede. Poveri di Gesù Cristo, afflitti, disgraziati, sofferenti, infermi, piagati..., voi tutti oppressi dalla miseria, fratelli miei, miei cari fratelli, miei rispettabili fratelli, ascoltatemi. Voi siete i figli di Dio, i fratelli di Gesù Cristo, i coeredi del suo Regno eterno, la porzione scelta della sua eredità; voi siete, come dice S. Pietro, la nazione santa, voi siete re, voi siete sacerdoti, voi siete, in qualche modo, dèi, figli dell’Altissimo».
Dopo essere stato una giornata con lui, forse domani potrà parlarne meglio alla sua gente di Aix.
La prima foto è il palazzo de Mazenod, l'ultima la chiesa della Maddalena
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