giovedì 10 marzo 2011

Cammino verso la Pasqua: la meta

È bello uscire di casa per sgranchirsi le gambe, prendere una boccata d’aria, divagare la mente, camminare per le strade, senza meta, guardare il cielo, la gente che passa, gli alberi in fiore, le vetrine della città. Ma non è un viaggio!
Un viaggio, perché sia tale, si protende innanzitutto verso una meta; nasce dalla domanda: “Dove andiamo?”. È la meta che attira con la sua potente suggestione. Più la meta è bella, lontana, più il viaggio si preannuncia allettante.
Come il viaggio appena iniziato della Quaresima, che corre verso la Pasqua, verso l’incontro con il Risorto. È lì che attende, come attendeva Maria di Magdala quella mattina presto, prima del sorgere del sole. Il cuore è giù puntato lì, sulla meta, su Lui.
Troppo seducente la meta per non protendersi verso di essa, per perdersi per strada, per non accendersi del suo desiderio e bruciare dall’ansia di incontrarLo.

Nel pomeriggio solenne celebrazione al Collegio di Propaganda Fide, con il cardinal Diaz e Tomko per ricordare i 10 anni dalla morte di p. Marcello Zago. Presenti il superiore generale OMI, i parenti, tantissimi concelebranti. «La missione era tutto per Mons. Zago – ha detto il card. Tomko all’omelia –. Quale missione e perché? Nel periodo in cui si discuteva molto sull'essenza della missione e sull'identità del missionario, per lui la Missione, quella con maiuscola, quella unica cosa che egli cercava nella vita, consisteva nella cooperazione al disegno salvifico di Gesù Cristo, anzi, era la continuazione della missione redentiva di Cristo stesso, come l'ha delineata e voluta il Salvatore: “Come il Padre ha mandato me (misit me - ha mandato me in missione), anch'io mando voi" (Gv 20, 21) . "Andate dunque e ammaestrate tutte le genti... Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 19-20). Per Mons. Zago la missione a cui si è consacrato era l'opera di Dio. Lui stesso lo confessa nel suo testamento: "Tutto quello che ho potuto compiere nella vita, è in realtà opera della Trinità, e noi siamo semplici cooperatori"». Per leggere tutta l’omelia clicca qui

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