mercoledì 23 marzo 2011

Giovanni Santolini: un niente pieno d'amore

La domenica delle Palme Giovanni Santolini era andato a celebrare l’Eucarestia dalle Carmelitane, non lontano da casa sua, a Kinshasa. Poi era rientrato in comunità, - il tempo i prendere gli appunti che aveva preparato - forse di sbrigare qualche altra cosetta, e poi eccolo di nuovo in strada, sul suo motorino rosso, per andare alla giornata dei gen a parlar loro della Via Mariae. Gli avevano telefonato dicendogli di riposare un po’ prima di partire e chiedendogli se voleva che andassero a prenderlo. Ma lui, al solito, aveva risposto: «No, non sono stanco, vengo subito, anzi vengo volentieri perché sono proprio contento di fare questo tema ai gen!»
Pur essendo pericoloso, date le condizioni delle strade, quel motorino gli rendeva grossi servizi. Gli amici non volevano vederlo andare in giro con questo mezzo e gli avevano anche procurato un’automobile usata, che avevano in programma di consegnargli proprio l'indomani! Uscito di casa, dopo circa un chilometro, si è scontrato frontalmente con un pulmino che veniva in senso inverso e che si era improvvisamente spostato sulla sua corsia. Era pronto per dare ai gen la Via Mariae, via che passa per lo stare ai piedi della croce e che termina in cielo tra gli angeli e i santi. Giovanni l’ha percorsa e conclusa di corsa insieme a Maria! Aveva 43 anni. Era il 23 marzo 1997.

Giovanni possedeva una grande personalità. La ricchezza delle sue doti umane gli permetteva di entrare subito in rapporto con ognuno, di affrontare ogni tipo di situazioni, di dirigere spiritualmente le persone, dai seminaristi alle Carmelitane, dalle famiglie ai giovani. Eppure Giovanni ha progressivamente guadagnato l’ultimo posto. È sceso gradatamente dal piedistallo di quella santità che si era immaginato di raggiungere quando era ancora ragazzo. Non pensava più di dover diventare un santo o un eroe.
Pur avendo tanti posti di responsabilità, era diventato sempre più semplice, sempre più nulla: "un anti-eroe". Per questo una morte come quella a cui è andato incontro, banale, senza gloria, era forse quella che più gli si addiceva. Le lettere più recenti testimoniano del profondo cammino interiore che Dio gli faceva percorrere per chiamarlo presto a Sé. «Oggi avverto forte la realtà di essere "un vuoto pieno di luce" - scriveva, il 3 febbraio 1997 -, nel senso che nessuno dovrebbe vedermi. Che attraverso questo vuoto possa passare tutta la luce e l’amore di Dio».
La sera prima di morire aveva mandato l’ultimo messaggio E-Mail via Internet. Mi sembra che meglio di ogni altra parola possa dire chi era Giovanni: «Continuiamo a tenere Gesù in mezzo tra di noi nell’amore reciproco: sarà lui che ci proteggerà da ogni pericolo e saprà costruire tutto per il bene e la crescita della nostra opera e della Chiesa. Oggi dalle suore ho parlato di Maria desolata, del suo stabat ai piedi della croce... Lei è la risposta a tutti i nostri problemi e timori. In quello stabat troviamo la ragione del nostro stare fermi, sereni, fiduciosi nel Padre e nel Suo disegno...».

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