martedì 25 marzo 2025

Un carisma per il futuro

Due ore di lezione con una decina di dottorandi dell’Università di Macerata. Che esperienza bella e arricchente! Sapere che ci sono giovani che fanno sul serio… Il mio tema era il percorso storico del concetto di carisma, con un confronto tra il ritratto del leader carismatico tracciato da Max Weber e quello di un fondatore di un movimento religioso.

Weber utilizza il concetto biblico di carisma per descrivere e analizzare un certo tipo di potere che chiama appunto carismatico, gestito da una persona che si manifesta in particolari momenti di bisogno o di crisi, quando la gestione ordinaria del potere si mostra incapace di apportare i cambiamenti necessari. Con modi insoliti, spontanei e creativi, egli è capace di trasformare lo status quo. Rompe con determinati schemi ormai inadeguati, ed è portatore di nuovi valori e modelli di comportamento. È animato da ideali propri, distinti dalla quotidianità della vita ordinaria, e dal desiderio di diffondere il messaggio su cui si regge. Si sente investito da un compito. È un eletto, un ispirato, a cui è stata affidata una missione. Detiene qualità straordinarie che lo portano a galvanizzare attorno a sé un gruppo di seguaci-discepoli che lo riconoscono come leader indiscusso: gli accordano piena fiducia e obbedienza incondizionata…

Troviamo elementi di continuità e di discontinuità nei fondatori e nelle fondatrici rispetto al profilo del “capo carismatico” elaborato da Weber. Ho rilevato soprattutto le discontinuità. Tra le altre la non sempre evidente presenza di qualità straordinarie. Il più delle volte ci sono, ma il soggetto non fa leva su di esse; preferisce mettere in luce le proprie fragilità, inadeguatezze…, così da dare risalto all’azione gratuita di Dio in lui, che ne diventa strumento. In ciò vi è una continuità con Paolo, al quale spesso essi fanno esplicito riferimento, citando proprio il testo tratto dalla Lettera sui carismi: «quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio» (1Cor 1,27-29). Occorre sempre distinguere tra il dono di Dio – il tesoro, in questo caso il carisma – e il vaso di creta nel quale esso è contenuto (cf. 2 Cor 4, 7).

Il carisma del fondatore ha inoltre una dimensione collettiva, che continua anche dopo la sua morte. Ed è questa una realtà sorprendente. Quando il fondatore muore, si adempie la parabola evangelica del chicco di grano che deve cadere in terra e morire per portare frutto. La sua morte è l’inizio di una nuova fecondità. Sembra di sentir riecheggiare le parole di Gesù: «È bene che io me ne vada, altrimenti non potrà venire a voi lo Spirito» (cf. Gv 16, 7); «Farete cose più grandi di me» (cf. Gv 4, 12). Perché il carisma possa sprigionare tutta la sua creatività è necessario il dono estremo della vita da parte del fondatore.

Bello il breve ma intenso dialogo con gli studenti, colpiti soprattutto dalla dimensione sociale dei carismi religiosi, che ho loro tracciato, e dal contributo da essi dato alla storia umana… Interessati (e preoccupati) delle nuove sfide che tecnologia e informatica pongono alla nuova leadership mondiale. Occasione per parlare insieme del valore dei rapporti personali, della costruzione della fraternità…

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