Tutti dunque. Cominciando da
due… E cos’è che lega questi due prima e poi i tutti? L’amore reciproco.
È questa la terza parola del Vangelo che è brillata in quei rifugi di guerra e che ha
fatto capire la via per realizzare il sogno di Dio: «Amatevi l'un l'altro come
io vi ho amato».
Non soltanto ama Dio. Non
soltanto ama il prossimo. Guai se non lo facciamo. Ma l'amore è una
semiretta, parte da qui e va all'infinito. L'amore reciproco è diverso: parte
qui e torna qui. Va e torna. È quell'amore che fa nascere la comunità.
È l'amore tipico del
cristianesimo. È il comandamento nuovo. Nuovo perché prima non c'era. L'ha
portato Gesù, rispecchia la vita trinitaria, che prima non si conosceva. L’un l’altro, gli uni gli altri… Nel
Nuovo Testamento lo ritroviamo declinato in mille modi: sostenetevi l'un
l'altro, pregate l'uno per l'altro, servitevi l'un l'altro, stimatevi l'un
l'altro, portate i pesi gli uni degli gli altri… È la reciprocità.
Questo comandamento non va
vissuto soltanto tra due o tre persone, va portato a livello sociale: due
parrocchie, due diocesi, tra le Chiese. Anche a livello
sociale, politico, economico. E se l'amore reciproco fosse
vissuto fra i partiti? Ama il partito dell'altro come il tuo. Tra i popoli? Ama il Paese dell’altro come il tuo… Eroico. Questo è martirio. Va bene, va bene, è
martirio. Ma l'ideale del cristiano è il martirio.
È quella che Chiara chiama l'arte di amare. Amare tutti. Amare sempre. Amare per primi….
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