Lo scorso novembre papa
Francesco ha scritto una lettera sullo studio della storia. Alla fine, citando
un suo discorso tenuto a Bologna, scrive: «ricordo che stiamo parlando di
studio, non di chiacchere, di letture superficiali, di “taglia e incolla” di
riassunti di Internet. Oggi molti ci “spingono a perseguire il successo
a basso costo, screditando il sacrificio, inculcando l’idea che lo studio non
serve se non dà subito qualcosa di concreto. No, lo studio serve a porsi
domande, a non farsi anestetizzare dalla banalità, a cercare senso nella vita”».
Mi pare che queste parole siano state prese sul serio dal piccolo gruppo di studenti del Claretianum che oggi sono venuti a casa nostra per un loro seminario di studio sui compagni dei fondatori e la loro importanza nella nascita delle comunità delle origini.
È stato bello guidarli tra i documenti del nostro archivio, che non sono pezzi da museo, ma ispiratori di vita sempre nuova.
Come la famosa lettera che scrive sant’Eugenio a quello che
poi diverrà il suo primo compagno: “Mio caro amico, leggete questa lettera ai
piedi della croce, disposto ad ascoltare soltanto che Dio e quanto Dio le anime
esigono da un sacerdote come voi... in questa Società vivremo felici perché avremo
un cuore solo e un’anima sola… si tratta di scegliere uomini che vogliano e
osino camminare dietro agli Apostoli”. E lui che gli risponde: “Condivido
appieno le vostre idee e, ben lungi dall’aspettare altre richieste per entrare
in questa santa opera così consona alle mie aspirazioni, vi assicuro che, se
l’avessi saputo prima, sarei stato io a pregarvi di accogliermi. Grazie dunque
di avermi stimato degno di lavorare alla gloria di Dio e al bene delle anime”.
Così nascono le opere di Dio…
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