Ieri a Gaeta, al termine della conferenza,
mi hanno regalo un magnifico album di foto sulla città, un libro sulla visita
di Giovanni Paolo II e la biografia di don Cosimino. Ho sfogliato con grande
interesse i primi due libri. Il terzo l’ho già letto tutto.
Mi ha fatto impressione come ieri,
giornata dedicata a Chiara Lubich, don Cosimino fosse presentissimo in ogni
intervento, come fosse lui a fare gli onori di casa.
Lo conoscevo per sentito dire, ma
non così da vicino. Una vita straordinaria e una biografia scritta benissimo da Candela Capporani,
che lo rende presente, vivo… Una persona di cui dici: “Vorrei essere come lui”.
Il prete che tutti sogniamo,
vicino alla gente, che si fa accanto a poveri, che si fa carico dei problemi
delle ragazze madri, dei ragazzi in difficoltà, che fa della parrocchia un
centro aperto a tutti, credenti e non credenti, dove tutti si sentono a casa.
Un prete che passa le ore in confessionale e gioca a pallone con i ragazzi, che
organizza corsi prematrimoniali e marcie di solidarietà con gli operai. Un
mistico, con una intensa vita spirituale e un forte impegno civile; un sorriso
per tutti e un amore di una concretezza spaventosa…
Così si descrive lui stesso in occasione del 25° del suo sacerdozio: «Vorrei dirvi cosa è il sacerdozio per me, cosa significa oggi per me essere sacerdote, a 25 anni dal suo inizio. È essere, contemporaneamente - per quanto è possibile ad una creatura umana - Gesù del cenacolo e Gesù del calvario, Gesù delle folle e Gesù del Getsemani, Gesù degli osanna e Gesù del "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?", Gesù della morte e Gesù della risurrezione. In una parola: è essere sempre di più, ogni giorno un pochettino di più Gesù [...]. Sarà per il momento attuale di vita, sarà per un ulteriore oscuro dono del Signore, ora io vivo senza il passato e senza il futuro. Senza il passato: ricordo ben poco di quanto il Signore si sia servito di me; senza il futuro, che lascio totalmente al Signore cui mi affido sicuro. Si serva di me come vorrà. Non ho che l'attimo presente. In esso, poter fare o no, sia umanamente sia sacerdotalmente, non conta; conta solo essere quella volontà di Dio su di me. Questo io voglio».
Le sue ultime parole, quelle che
danno tra l’altro il titolo al libro, sono la più bella preghiera che tutti
vorremmo fare nostra con la sua intensità: «Dio, Dio-Amore, per te, solo per
te!».
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