Da Gaeta mi chiedono “le solite cose”, quelle che ho detto sabato pomeriggio… Quello che ho detto è difficile ridirlo, perché ho parlato a ruota libera, trascinato da un uditorio straordinario… Ma almeno lo schema… Ho semplicemente detto quattro parole per attuare il sogno di Dio.
Il sogno di Dio è presto detto: fare dell’umanità la sua famiglia. Lui l’ha creata così, ma in un giorno si è sfasciata. La storia umana è la storia della disgregazione, dell’odio, delle guerre e delle violenze. Il sogno di Dio è riportare tutti i figli assieme, a tavola, rifare la famiglia. Siamo sicuri che è così, perché è quello che ci detto Gesù alla fine della vita, nella preghiera del giovedì santo: “Padre, che tutti siano una cosa sola, come io e te siamo una cosa sola, anche loro in noi siano una cosa sola”.
Questa parola, che esprime il sogno, il desiderio di Dio, risuonò in maniera nuova nel rifugio dove le ragazze di Trento si rifugiavano durante bombardamenti della seconda guerra mondiale. L'unica cosa che si portavano con loro era il Vangelo, che leggevano a lume di candela. Comincia così la storia di Chiara e delle sue compagne, una storia tutta evangelica. Tutti carismi nascono dalla lettura del Vangelo, l'Evangelo, ma a un certo momento lo Spirito Santo illumina ognuno su una parola o alcune parole in modo particolare.
La parola che si illumina durante questi momenti di buio è quella che leggono al capitolo 17 del Vangelo di Giovanni: “Padre, che tutti siano una cosa sola…”. Questa è la parola che folgora Chiara. E poi lo ripeterà sempre. Per cosa siamo nati? Siamo nati per realizzare questo desiderio, il desiderio di Dio: creare l'unità fra tutti.
Come collaborare all’unità,
alla realizzazione del sogno di Dio? Ecco quattro parole.
La prima è già contenuta nella preghiera di Gesù: tutti. È il punto di arrivo. L'unità ha una meta. Tutti. Tutti. Tutti. Tutti. Tutti. Tutti sono candidati all’unità. L'unità che ci è data non è per noi, è per costruirla l'unità.
Coinvolgere tutti, i membri dei
diversi carismi, quegli antichi, quelli moderni, i vescovi, i sacerdoti, i
religiosi… delle altre Chiese, delle altre religioni, il mondo della politica,
il mondo della cultura, il mondo laico…
Nessuno escluso: “Tu, io, il
lattaio, il contadino, il portiere, il pescatore, l’operaio, lo strillone... E
gli altri tutti, delusi idealisti, mamme cariche di pesi, innamorati in
prossimità di nozze, vecchiette spente in attesa della morte, ragazzi frementi,
tutti... Tutti son materia prima per la società di Dio”.
I cittadini europei e gli
immigrati, i poveri e i ricchi, tutti: ogni volta che vedo una persona deve
avere uno sguardo nuovo nei suoi confronti; non posso dire, come mi verrebbe
naturale, questo è simpatico, questo è antipatico, questo mi piace, questo non
mi piace, questo parla come me, questo ha un accento straniero…
Occorre lo sguardo di Dio, che in ognuno vede un figlio suo, una figlia sua. Essere cristiani vuol dire... Avere lo sguardo di Dio, avere gli occhi di Dio. Che tutti siano uno. Tutti. Senza esclusione di nessuno.
Nessun commento:
Posta un commento