Era da tempo che non
radunavo il gruppo di amici che studiano i rispettivi fondatori. Oggi ci siamo
incontrati alle Tre Fontane dalle Piccole Sorelle di Gesù, anche se non tutti
hanno potuto partecipare. Una condivisione fruttuosa di quanto si opera nelle
diverse famiglie religiose nel lavoro di ricerca e di studio sui rispettivi carismi. Ormai è un
gruppo affiatato…
Stando nella casa dove la
Piccola Sorella Magdeleine ha vissuto per tanti anni e dove è morta, abbiamo
parlato naturalmente anche di lei. Una cosa in particolare mi ha colpito.
All'inizio del gennaio 1941,
si era trasferita a Touggourt, in Algeria. Dieci anni più tardi, il 12 dicembre
1951, scriveva alle Piccole Sorelle: “Tra me e
le persone nomadi con le quali ho vissuto, c'è stato un amore così grande che non potrò mai più ritrovare, perché
sono stati i primi, e io ho vissuto per un certo tempo completamente sola con
loro, fidandomi completamente di loro. La gente diceva che ero pazza... che un
giorno mi avrebbero fatto del male... Ma ero così sicura di loro che è stata
proprio questa fiducia a salvarmi. E nei cinque anni in cui sono stata così
vicina a loro, non sono mai stata delusa...Ve ne parlo diffusamente perché
voglio che crediate che può esistere una vera amicizia, un affetto profondo tra
persone che non sono della stessa religione, razza o provenienza”.
I nomadi la stimavano, la
amavano al punto di andare oltre le differenze di religione. Dicevano: “La
suora andrà in cielo come noi, anche se non dice la shahada (la
professione di fede musulmana), perché ci ama tanto, ci dà il grano, l'orzo, il
lavoro, è diventata araba come noi”. Una sua grande amica, Khadidjia Bouchikhi,
diceva alle Piccole Sorelle: “Non è solo la vostra madre, è la madre di tutti
noi…; ci portava la nostra parte di grano, datteri e lana per i più piccoli”.
Ed ecco cosa mi ha colpito: stava scrivendo le Costituzioni pensando che le suore avrebbero vissuto tutta la loro vita con i nomadi del deserto. Dovevano essere dunque delle norme adatte a stare in quell’ambiente, con quella gente. Per questo a mano a mano che le scriveva le leggeva ad Athman, un muratore musulmano convinto e preparato, con quale lei lavorava, e non esitava a chiedergli consigli. Le verificava anche con altri, al punto che non soltanto li chiamava i suoi “primi amici”, ma addirittura “cofondatori”!
Grazie per questa bellissima testimonianza, vera e che spalanca il cuore. Grazie!!! Donatella Abignente
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