Dal sito di Città Nuova:
“Dio si compromette” è il titolo che hai
pensato per il tuo nuovo libro. In che senso Dio si “compromette” e “come si compromette”?
“Dio si compromette” ha inizio da una convinzione.
“Ogni promessa è un debito”, dice il proverbio. Quelle che fa Dio nella Bibbia,
soprattutto quelle di Gesù nei Vangeli, sono di una portata così grande che Dio
si gioca il tutto per tutto per mantenerle, ne va delle sua parola. Non promette
mai a cuor leggero e per mantenerle è pronto a rimetterci di persona, rischia il tutto per tutto, ne va del suo onore, della sua reputazione.
Nella parola “promettere” c’è un prefisso, “pro”: promettere è “mittere-pro”, mettere
sotto gli occhi dell’altro, e quindi rassicurare, dare la parola.
Quando ci si compromette si aggiunge un altro
suffisso “con”: il “com-promesso” è, in certo
senso, una promessa fatta insieme. Promettendo, Dio chiede una relazione di impegno
reciproco, anche se non c’è confronto fra il suo impegno (è Dio!) e il nostro, sempre
così fragile, soggetto all’umore, al tradimento.
“Dio si compromette” ripercorre l’Antico
e Nuovo Testamento rileggendo e commentando alcuni passi che raccontano le promesse
di Dio all’uomo. C’è una promessa tra le tante che commenti che senti fortemente,
ha “lasciato il segno nel tuo cuore”?
L’ultima, quella che Gesù ci ha lasciato
subito prima di salire al cielo: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine
del mondo”. È una promessa della quale non si può dubitare. Non viene qualche volta,
quando magari ne abbiamo più bisogno. È una presenza stabile, senza limite di tempo.
Possiamo avvertirla oppure no; c’è comunque. Con un Dio che sta dalla nostra parte
che possiamo temere? Egli è per noi, mai contro di noi.
Mi piace anche quel “con voi”, che richiama
la realtà di un Dio che si rende presente nei luoghi più laici e più impensati.
Il futuro della Chiesa è nelle piccole comunità, come le chiese domestiche dei primi
cristiani, piccole e diffuse ovunque, con Gesù presente e vivo. La sua promessa
è per queste piccole cellule di vita, non per restarvi chiuso lì dentro, ma per
dilatarsi e abbracciare il mondo intero.
Un posto speciale nel libro lo dedichi alle
Beatitudini… perché? Quale messaggio ci comunicano?
A volte le beatitudini promettono, ad esempio,
il regno dei cieli ai poveri. Il più delle volte non sembrano una promessa perché
apparentemente non promettono niente. Invece la promessa sta proprio nella beatitudine.
Quella situazione dà gioia, ed è la ricompensa più bella. Nell’Antico Testamento
sono 60, nel Nuovo 43. Non rimandano mai a un futuro lontano. Si è beati oggi, perché
Dio è presente oggi, qui, pronto a investire con il dono della sua gioia, con la
pienezza della vita. È Gesù stesso che si cala e si rende presente in quella concreta
situazione di dolore, di sofferenza, di bisogno, e la fa sua: assieme a lui giunge
il Regno di Dio. Le beatitudini sono l’antidoto al malessere diffuso, l’annuncio
di una vita diversa, più umana e vera. Sono, come ha ricordato papa Francesco, “la
carta d’identità del cristiano” (Gaudete et exultate,
63), chiamato a mostrare la gioia e la bellezza del Vangelo.
Il libro è disponibile in libreria e sul
sito di Città Nuova, dove si può acquistare col 5% di sconto.
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