Tra le molteplici consulenze che mi giungono da tante parti, in questi
giorni me ne è arrivata una riguardante l’ordine dei voti religiosi che, in quel
determinato Istituto da cui viene la domanda è cambiato lungo gli anni.
L’ordine dei voti ha una sua storia e una sua teologia. Tommaso spiega i
voti come un progressivo distacco da tutto per essere completamente dediti e
disponibili a Dio. Parte quindi dalla rinuncia alle cose più esteriori per
giungere a quelle più interiori: la povertà distacca dai beni, la castità dal
corpo, l’obbedienza dalla volontà.
Il Codice di Diritto Canonico metteva giustamente al primo posto l’obbedienza
perché desiderava che il corpo legislativo fosse attuato e si obbedisse a esso.
Esso rispecchiava anche la tradizione monastica benedettina per la quale la
prima cosa era obbedire alla parola di Dio e a colui che la rappresentava, l’abate:
“Ascolta, figlio!”.
Il Concilio Vaticano II ha cambiato l’ordine di Tommaso perché non vede i
voti come un progressivo distacco e una progressiva rinuncia ma, in maniera
positiva, come una espressione di amore e per questo mette al primo posto la
castità.
Che Gesù fosse obbediente al Padre è ripetuto costantemente dai Vangeli.
Meno sottolineata la povertà, anche se non aveva dove posare il capo. Che fosse
celibe non è proprio facile da dimostrare. Che fosse tutto motivato dall’amore
è invece evidentissimo: “Avendo amato i suoi li amò fino alla fine!”. Tutto il
suo insegnamento si incentra sull’amore.
La teologia della consacrazione ha sempre messo in luce che i consigli
evangelici sono a servizio dei precetti evangelici, ossia dell’amore di Dio e
dei fratelli. Ma cosa vogliamo di più!
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