mercoledì 22 aprile 2020

Le parole del Risorto / 5


Il terzo evangelista mostra il primo apparire del Risorto “fuori contesto”: non nei luoghi abituali, siano essi Gerusalemme o la Galilea, non alle persone più vicine come le donne e gli Undici. L’incontro avviene banalmente per strada e nemmeno una di quelle battute normalmente dal Maestro, e con due personaggi oscuri, di cui la tradizione ha tramandato un nome soltanto, Cleofa.
I due si allontanano dal cuore dell’evento di Pasqua e dal gruppo dei discepoli, quasi una scissione, un gettare la spugna. A questa nota di divisione con gli altri si aggiunge la divisione tra loro due: “discutevano… dibattevano l’uno con l’altro”. In una parola, erano “tristi” (24, 15.17).

Gesù “si avvicinò” e “camminava con loro”. Anche in Luca i primi due verbi del Risorto sono verbi di movimento.
Loro si allontanano e lui si avvicina. Sembra il buon pastore che va in cerca della pecora smarrita e la trova su una strada di periferia. Si avvicina e fa la strada con loro. Solitamente è il contrario: egli è il Maestro che tutti seguono. Ora, per amore dei due dispersi, smarriti e tristi, egli si fa discepolo e li segue sulla loro strada. L’amore mette l’altro al primo posto e si pone a suo servizio. Come il buon Samaritano, Gesù si fa prossimo.

Al gesto fa seguito la parola: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino? Che cosa è accaduto?” (24, 17-18).
Gesù si interessa davvero a loro, entra nel loro dolore. È il primo passo necessario per poi offrire la sua luce.
Ed ecco la seconda parola: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (24, 25-26). 
Ora che s’è fatto “uno” con loro, può far renderli coscienti di quanto siano sciocchi e tardi di cuore. È un rimprovero che fa loro bene, che li scuote. Lo accettano volentieri perché proviene da qualcuno che si è interessato sinceramente a loro, che li ha ascoltati, che ha condiviso il senso di frustrazione e di fallimento. Lo sentono vicino e amico.

Allora il Risorto comincia a parlare e, partendo “da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (24, 27).
Gesù che spiega le Scritture! Davvero il Maestro! Camminavano lungo la strada e insieme camminavano lungo le Scritture e a mano a mano che il Risorto le commentava il cuore si scaldava fino ad ardere in petto.
Luca non riporta l’excursus biblico. Ma quei riferimento del Signore sono divenuti patrimonio della Chiesa. Nella seconda parte della sua opera, gli Atti degli Apostoli, l’evangelista riporterà, fin dal primo discorso di Pietro il giorno di Pentecoste, le parole della Scrittura che si riferiscono al Cristo. È una luce che, grazie anche allo Spirito che Gesù manderà, illuminerà le profezie e in tutta la Bibbia risuonerà il mistero di Cristo morto e risorto.

Alla fine i due sono fusi in uno dal fuoco che ha acceso il loro il Risorto e, uniti tra di loro, si riunisco ai discepoli facendo il cammino a ritroso, tornando da quanti si erano separati.

È la vita della Chiesa di sempre, di ieri come di oggi. Gesù che ci raggiunge là dove siamo, anche nei luoghi più periferici e più comuni, nella vita d’ogni giorno. Non va necessariamente da persone importanti, va da un Cleofa qualsiasi, da una persona anonima come il suo compagno, come lo siamo anche noi.
Ovunque possiamo trovarci – anche nel peccato – cammina con noi, condivide ogni sofferenza e delusione, ci illumina con la sua presenza e con la sua parola per ricondurci sulla buona strada, all’unità.


Nessun commento:

Posta un commento