sabato 25 aprile 2020

È apparso a Simone



Questi giorni dopo Pasqua sto meditando sulle parole del Risorto. Qualcosa metto sul blog. Ma bisognerebbe meditare anche sui suoi silenzi.
Un silenzio è quello del Vangelo di questa domenica.
Ieri ho riportato le parole del Risorto ai due di Emmaus. Quando, pieni di gioia, tornarono a Gerusalemme, trovarono una sorpresa: “Davvero il Signore è risorto – dissero loro gli Undici e gli altri discepoli riuniti – ed è apparso a Simone” (Lc 24, 34). “Come?”, si saranno chiesti e avranno chiesto i due di Emmaus. “Se il Signore stava con noi come poteva essere anche qui a Gerusalemme?”. Piano piano tutti iniziano a prendere coscienza che Gesù non è più limitato dal tempo e dallo spazio, ma contiene in sé tempo e spazio, ed è presente ovunque e sempre: è il compimento della sua incarnazione.

Gesù è dunque apparso a Simone. “Apparve”, un verbo caratteristico della risurrezione, ōphthē, si fece vedere: un’autentica rivelazione che sconvolge la vita.
Secondo l’evangelista Luca, Pietro è il primo a cui Gesù risorto si fece vedere. Lo fa intendere anche Marco (16, 7) e, prima di lui, lo stesso per Paolo, che riporta una antica formula tramandata dall’inizio, che egli ha ricevuto e ha trasmesso a sua volta:
“che Cristo morì per i nostri peccati secondo le scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1 Cor 15, 3-5).
E cosa disse a Pietro?

Ci sono altre persone, racconta Paolo, a cui Gesù si è rivelato: a cinquecento “fratelli”, a Giacomo “fratello del Signore” che reggerà la comunità di Gerusalemme (1 Cor 16, 6-7). E cosa ha detto loro? Come per l’incontro con Pietro, non ci è tramandata alcuna parola del Risorto.
Ma soprattutto è apparso a Paolo, l’unico, tra tutti i testimoni, che racconta il fatto in prima persona. La sua testimonianza torna di frequente nelle sue lettere:
- “Non ho visto Gesù, nostro Signore?”, grida nella prima lettera ai Corinti (9, 1)
- “Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto” (15, 8)
- “E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo” (2 Cor 4, 6).
- “Dio si compiacque di rivelare a me in Figlio suo” (Gal 1, 16)
- Paolo ha conosciuto Cristo e “la potenza della sua risurrezione” (Fil 3, 10).
Chiamata, rivelazione, conoscenza, splendore, visione…, tante parole per dire l’evento, ma non una parola da parte del Signore, né a Paolo, né a Pietro, né ai cinquecento, né a Giacomo…

Sicuramente avrà loro parlato, ma il suo apparire è un’esperienza così straordinaria, così sconvolgente, che non ha bisogno di parole. È egli stesso la Parola! È l’evento che conta, non la sua spiegazione.
È un contatto diretto, immediato tra il Risorto e la persona a cui si rivela, capace di provocare un’unità indicibile, che cambia per sempre la vita.
La forza di affrontare le persecuzioni e la morte, la costanza nelle prove, il coraggio dell’annuncio del Vangelo, l’efficacia della testimonianza vengono da questa esperienza profonda. È questo rapporto personale a dare sapore e senso alla vita.

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