venerdì 17 aprile 2020

Le parole del Risorto / 2



La missione che il Risorto affida alle donne è di “andare ad annunciare ai miei fratelli…”.
Fratelli! Gesù li chiama fratelli. È la prima volta.
Aveva detto che nessuno di loro si facesse chiamare maestro, perché discepoli erano fratelli gli uni gli altri (23, 8). Aveva detto che considerava propri fratelli più piccoli le persone a cui facciamo del bene o del male, ma parlava in quanto Giudice dalla fine dei tempi (25, 40-45).
Matteo aveva riportato anche le sue parole in risposta a chi gli annunciava che i fratelli erano venuti a trovarlo. “Chi sono i miei fratelli?” aveva detto. Poi, “stendendo la mano verso i suoi discepoli” aveva continuato: “Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi… è mio fratello” (12, 46-50). Era un desiderio, un auspicio. Adesso è una realtà.

Il Crocifisso ha condiviso la nostra umanità fino in fondo, fino alla morte, alla sepoltura, alla discesa negli inferi. Si è fatto solidale in tutto, proprio come noi, uno di noi. In questo modo è diventato veramente nostro fratello, ha in comune con noi la carne e il sangue, la vita e la morte.
Non si vergogna di chiamarci fratelli, dirà la Lettera agli Ebrei (2, 11), come Giuseppe, divenuto signore in Egitto, non si vergognò dei suoi fratelli pezzenti che venivano a mendicare il pane. L’avevano venduto, non per questo Giuseppe li ripudiò. Anche i discepoli di Gesù, e noi con loro, hanno rinnegato e venduto e abbandonato il loro Maestro. Sono chiusi in casa, impauriti, vergognosi, umiliati, scoraggiati. E egli ora si vendica chiamandoli fratelli: “Andare ad annunciare ai miei fratelli…”.

Gesù è risorto, glorioso. È costituito Signore. Gli è resa la dignità di Figlio di Dio. Eppure si porta con sé la propria carne, non lascia il corpo nel sepolcro alla corruzione. Non arrossisce della propria umanità, con tutta la sua debolezza, non la ripudia. Si tiene stretta quella carne che gli abbiamo dato attraverso Maria, se lo porterà in cielo, dove siederà alla destra del Padre nella gloria.
Non sono mai stati suoi fratelli come ora che, con la sua morte e risurrezione è diventato “primogenito tra molti fratelli”, come dirà Paolo (Rm 8, 29).
“Fratello mio, sei carne della mia carne, sangue del mio sangue”, sembra dire a ognuno di noi. Non ci disconosce come fratelli. Camminiamo con un Fratello accanto, e che Fratello!

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