martedì 1 gennaio 2019

Si ricomincia da Nazareth


La notte di Natale gli angeli a Betlemme non hanno fatto tanti fuochi d’artificio e tanti botti come quelli di questa notte d’anno nuovo a Nazareth. Indimenticabile.Il primo giorno dell’anno tutta luce: il sole splendente, il Tabor che ci ricorda il bagliore che avvolse Gesù, la grotta di Nazareth dove la Luce venne nelle tenebre.
Nella giornata c’è anche posto per Cana di Galilea. La chiesa cattolica, che si visita abitualmente, è chiusa, così come la chiesa greco ortodossa. Ci inoltriamo allora alla chiesa melchita, dove ci accoglie con inaspettato calore p. Simon. Un fuori programma provvidenziale, che ci consente di entrare subito nel mondo palestinese e in quello palestinese Cristiano.

Nel 1948, alla nascita dello stato d’Israele, il villaggio della famiglia di p. Simon, al pare di tantissimi altri villaggi palestinesi, fu raso al suolo e tutti dovettero fuggire profughi in Libano. Quelli che poterono tornare si istallarono in un antico villaggio distrutto. La nonna di p. Simon , alla vista dello scempio, rimase cieca per tutta la vita.Nelle costanti tensioni armate di Cana e dintorni, p. Simon è una persona capace di instaurare processi di pace. In città i manifesti lo ritraggono accanto al sindaco e al leader musulmano.
Il pomeriggio tutto Mariano con la fontana della Vergine, la casa di Giuseppe e della sacra Famiglia, la grotta dall’annunciazione.


Come non ricordare le indimenticabili parole di Paolo VI quando venne qui a Nazareth il 5 gennaio 1964?

“La casa di Nazareth è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare.
Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo.
Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. (…) Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazareth! Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine! (…) Tuttavia non lasceremo questo luogo senza aver raccolto, quasi furtivamente, alcuni brevi ammonimenti dalla casa di Nazareth. 
In primo luogo essa ci insegna il silenzio. (…)
Nazareth ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com'è dolce ed insostituibile l'educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell'ordine sociale.
Infine impariamo la lezione del lavoro”.

E' bello iniziare l'anno dove tutto è iniziato, in quella Nazareth del divino che si fa quotidiano.


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