lunedì 28 gennaio 2019

Il crocifisso di padre Rossetti e di padre Maiello



La formula della prima oblazione di p. Maiello
il 29 ottobre 1900
Il crocifisso di Alfonso Maiello,
LuigiRossetti, Raffaele Grasso
Raffele Grasso ha letto sul mio blog di p. Luigi Rossetti
Ecco quanto mi scrive:

«Ho letto sul tuo blog di p. Luigi Rossetti morto il 3 dicembre del 1979. Quel giorno io con altri 6 compagni eravamo a S. Maria a Vico - San Pio X - con p. Angelo Dal Bello per il ritiro prima dei voti perpetui che avremmo fatto dopo 5 giorni, l'8 dicembre. Avevo conosciuto p. Luigi a Marino quando ero al centro giovanile e poi l'evo incontrato in diverse altre occasioni. Quando mi vedeva mi chiamava "Panzarotto" (allora ero più grosso di ora). Quando sapemmo della sua morte espressi immediatamente a p. Angelo il desiderio di poter avere il suo crocifisso il giorno dei voti perpetui. Il desiderio fu esaudito.
In allegato ti invio una foto del mio crocifisso che era appartenuto a p. Maiello, poi a p. Rossetti ed ora a me. Il volto è consumato come anche altre parti dello stesso: credo che lo togliessero solo quando andavano a letto a dormire».

Come nella tradizione oblata, ci si passa il crocifisso da un oblato all’altro. Così quello di p. Raffaele Grasso risale addirittura a p. Alfonso Maiello. Così ho l’occasione di conoscere questo veterano degli Oblati italiani.
Nato nella provincia di Avellino nel 1865, era laureato in medicina e ginecologia. Molto apprezzato dal celebre Prof. Dott. Mancusi di Napoli, che lo avrebbe voluto al suo posto. Ma il dott. Maiello, pare si sia convertito assistendo ad una seduta spiritica scosso da un miracoloso intervento della Madonna.
A 35 anni, una delle Suore della S. Famiglia gli parlò dei Missionari Oblati, della loro Missione e delle loro case in Italia e all’estero. Si recò a Roma, dove, dopo il noviziato in Francia, fu ordinato sacerdote nel 1904.
Rimase a Roma come economo dello Scolasticato romano, andando poi a san Giorgio canavese sempre come economo, pur lavorando qua e là come missionario. In seguito fu rettore del Santuario di Santa Maria a Vico, per vari anni.
Morì nel 1922, a 57 anni, forse con un tumore al cervello.

Ho dato un’occhiata alle sue lettere ricche di minuti episodi e della vita concreta.
Interessante quello che scrive da san Giorgio alla fine del 1913: «Ieri fui in Torino ed ebbi un’altra conferma della fine di questa inqualificabile guerra nel corso del 1918. Si tratta di una vecchia, amica di famiglia di mia conoscenza, che conobbe D. Bosco da vicino e che da molti anni – ma specialmente dal ’14 in qua – va ripetendo alla detta famiglia ciò che D. Bosco le disse più volte: “Voi vedrete una guerra terribile assai e lunga lunga; essa comincerà il ’14 e finirà il ’18”».

Padre Alfonso non sembra essere stato un uomo di lettere, come confessa candidamente il 2 maggio 1921a p. Blanc da poco nominato vice Provinciale della Provincia Italiana degli Oblati: «Lei sa già che io non ho né attrazione, né facilità per la penna, che quando si tratta di dovere esprimere con essa dei sentimenti forti, profondi e molteplici, io mi scoraggio, rimando di giorno in giorno a da un’occasione all’altra mi lascio volentieri tentare dalle tante e si svariate occupazioni che, col mio carattere, mi addosso spontaneamente e che poi finiscono per non lasciarmi il tempo necessario per la pratica quotidiana dei miei doveri di stato, e così arrivo a seppellirmi in un profondo quanto lungo silenzio proprio quando ho il cuore più pieno…».
In compenso appare una persona molto concreta e generosa. Lo si vede spesso nei suoi impegni di economo (orti, galline, passaporti, documenti…) e di medico (segue diversi Oblati ammalati, interessandosi delle cure, delle medicine…).
Mi è piaciuta quanto scrive in una delle ultime lettere: «io mi vado facendo veramente vecchio, ma il mio cuore è sempre lo stesso, è sempre giovane».


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