domenica 18 maggio 2025

Festa per me in Piazza San Pietro

Piazza San Pietro. Troppo bello! Tutto bello! La gente, il Papa… Quanti volontari, che organizzazione, che servizio d’ordine… Soprattutto un profondo clima soprannaturale: si sente vivissima la presenza di Dio in mezzo al suo popolo.

Papa Leone non sa che io celebro l’anniversario della mia ordinazione sacerdotale il giorno di Pentecoste, perché il 18 maggio 1975 era appunto la festa di Pentecoste. Comunque sapendo che oggi sono 50 anni dalla mia ordinazione ha organizzato questa festa meravigliosa! Grazie Santo Padre! Sì, la festa era tutta per me, ma poi mi sono perso nell’unità di tutta la Chiesa.

Quando dicevo che mi sarebbe piaciuto che il nuovo papa prendesse il nome di Agostino non sono andato molto lontano, non soltanto perché il Papa è agostiniano, ma anche perché da subito trasmette il carisma di Agostino: amore e unità. Con queste due parola sintetizza anche il proprio ministero apostolico: «Amore e unità: queste sono le due dimensioni della missione affidata a Pietro da Gesù». Agostino è citato esplicitamente all’inizio e alla fine della sua omelia, ma è più presente delle citazioni esplicite. Ad esempio quando il Papa termina con: «camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda tra di noi», non fa un riferimento all’inizio della Regola di Agostino? (Ma c’è anche un tocco di Oblato: specchiandosi in Pietro ha affermato che il suo ministero è contrassegnato proprio da un “amore oblativo”! E ha parlato più volte di “spirito missionario” e di missione...)


Al termine della Messa ha confidato che durante la celebrazione ha avvertito la presenza di papa Francesco. Ne continua anche il programma: il cammino sinodale – anche se Leone non usa la parola “sinodo” – è riaffermato con forza e dolcezza: «vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia».

Ancora: «pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone affidate; al contrario, è richiesto di servire la fede dei fratelli, camminando insieme a loro: tutti, infatti, siamo costituiti “pietre vive”, chiamati col nostro Battesimo a costruire l’edificio di Dio nella comunione fraterna, nell’armonia dello Spirito, nella convivenza delle diversità. Come afferma Sant’Agostino: “La Chiesa consta di tutti coloro che sono in concordia con i fratelli e che amano il prossimo”. Questo, fratelli e sorelle, vorrei che fosse il nostro primo grande desiderio: una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato».

Infine: «siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo. Fratelli, sorelle, questa è l’ora dell’amore! La carità di Dio che ci rende fratelli tra di noi è il cuore del Vangelo… costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità, (…) diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno».

Ma c’è qualcosa che mi ha toccato in maniera più personale. Nella lunga attesa, prima che cominciasse la celebrazione, ho scritto sul mio tablet: 

«Piazza San Pietro, 18 maggio 2025. La Messa nel 50°della mia ordinazione:
- Per papa Leone che inizia il suo ministero pastorale, 
- Perché il Signore mi usi misericordia, 
- In ringraziamento per avermi chiamato a seguirlo e per tutto l’amore con cui mi ha amato e continua ad amarmi,
- Per tutte le persone che mi hanno accompagnato nel mio sacerdozio.
Ancora una volta, dopo tanti anni, Gesù mi chiede se lo amo: “Fabio di Leonello, mi ami tu?”. Me lo domanda più volte, perché più volte l’ho rinnegato. “Mi ami tu?”… “Mi ami davvero?”. Com’è bello sentirsi ripetere tante volte la stessa domanda: “Mi ami?”. Mi provoca a dichiararmi di nuovo, a dimenticare il passato, a non preoccuparmi del futuro. È l’adesso che conta, la domanda è per adesso e la risposta di adesso: “Tu sai tutto, to sai che ti amo”.
E che gioia sentirmi ancora una volta ripetere: “Seguimi”, e di nuovo, in maniera ancora più personale: “Tu, seguimi”. Ha ancora fiducia in me, mi chiama nuovamente. Questo è davvero, da parte sua, amore vero!
E da parte mia? Mi tornano alla mente le parole della nostra Regola: Gli Oblati “si impegnano a conoscerlo più intimamente, a immedesimarsi con lui, a lasciarlo vivere in loro”. Tre tappe esistenziali che trasformano in Gesù e in Chiesa: quella terza tappa - lasciarlo vivere in loro – è lasciare vivere in noi il corpo mistico di Gesù, il Cristo totale, la Chiesa con l’umanità che egli ricapitola in sé. In definitiva devo lasciare che sia Gesù ad amare in me».

Questo quanto ho scritto aspettando l’inizio della celebrazione. Ed ecco che il Vangelo della Messa, a cui non avevo pensato, è proprio quello della triplice richiesta di Gesù. L’omelia è stata stupenda, pronunciata proprio per me! Il Papa ricorda che l’amore con il quale Pietro deve amare è quello che nasce dall’aver conosciuto e sperimentato l’amore di Dio per lui: «si tratta sempre e solo di amare come ha fatto Gesù»: conoscerlo più intimamente, a immedesimarsi con lui, a lasciarlo vivere in loro”.

Sì, «costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità. Insieme, come unico popolo, come fratelli tutti, camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda tra di noi».

Il mio sacerdozio riparte con questo orizzonte senza fine, in unità con Pietro e tutta la Chiesa.



6 commenti:

  1. Mi unisco alla gioia dei 50 anni di fedeltà del signore nel cammino del suo discepolo Fabio

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  2. Carissimo Fabio grazie grazie grazie! Quanto scrivi mi commuove profondamente perché sono testimone di come hai seguito Gesù nella tua vocazione e di quanti dietro a te Lo hanno seguito in tante strade.
    Anche per la mia vocazione sei sempre stato di luce e di forza .
    Chiedo la grazia di potergli dire fino alla fine : Tu sai che ti voglio bene.

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  3. Cari p. Fabio grazie per la comunione e auguri per il tuo giubileo sacerdotale.

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  4. Che festa stupenda che ti ha preparato l'Eterno Padre....Auguri e grazie per il dono che sei.


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  5. Reading your life testimony of God's love is always a great joy. Your teachings and life experiences serve as an inspiration to us young people who look forward to following Jesus as our Savior. Your 50 years of dedication as a priest are a testament to perseverance, hard work, and, above all, Christ's infinite love. Thank you for sharing your testimony with us.

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