Chi avrebbe mai immaginato luoghi così belli e un’accoglienza
così festosa. Monache e monaci pieni di gioia! I due monasteri, pur distanti un’ora
l’uno dall’altro, sono molto legati e si sente tra tutti una comunione
profonda.
Dopo la serata di ieri con le monache e la visita al monastero
di Camporeggiano, oggi messa nella loro chiesa, con la solennità e la
semplicità che si conviene a persone dedite alla contemplazione… e non solo,
lavorano come tutti: l’orto, il pollaio, l’artigianato, la fabbrica di biscotti, l'accoglienza…
Un’azienda vasta, con edifici per l’ospitalità di giovani, famiglie, persone
desiderose di pregare nella calma e nel silenzio. Ma anche con tanti volontari
che vengono da più parti per le manutenzioni e dare una mano di qua e di là.
Poi siamo partiti alla volta del monastero dei monaci a
quasi un’ora di distanza, sempre tra queste colline verdissime: a ogni curva, su queste strade sterrate, verrebbe da fermarsi ad ammirare il paesaggio in una giornata piena di luce.
Monte Corona, abbazia storica abbandonata, diroccata e ora
rifiorita per dare continuità all’esperienza monastica: un Ordine nuovo che
prendere le consegne di un Ordine antico.
Solitamente sono i monaci e le monache di questi due monasteri che vengono a Roma
per i nostri incontri di studio e di condivisione. Questa volta siamo andati
noi da loro, anche se soltanto in pochi, altri non sono potuti venire a causa
dello sciopero dei treni…
24 ore, eppure abbiamo vissuto ogni momento con un’intensità
che non avremmo immaginato: sembra di essere stati insieme un tempo senza
tempo. Anche la comunione delle esperienze e dei progetti è stata
particolarmente profonda.
Al termine, monaci e monache, mi hanno chiesto una “lectio
magistralis”: in quel clima è stato facile ed è fiorito, in tutta la sua bellezza, il disegno di Dio su
quest’opera monastica.
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