Un membro di un gruppo WhatsApp di cui faccio parte ha
chiesto dov’è il Lesotho. Un altro del gruppo ha subito risposto che è nel Sud
Africa ed è come San Marino in Italia. Forse sarebbe meglio dire che è come la
Svizzera in Europa. È grande volte il Lazio, con 2 milioni e mezzo di abitanti. Ha una sua
lingua, una sua cultura, una sua storia… Come nazione si è formata agli inizi del 1800 attorno al
primo re, Moschoeshoe I, il “leone della montagna” come lo chiamavano i Boeri.
Il suo successore, Letsie III, ama lasciarsi ritrarre con tutta la famiglia,
anche in abito tradizionale.
Moschoeshoe, dunque. Oggi sono stato sulla montagna di Thaba
Bosiu dove abitava. La montagna si snoda a semicerchio e ogni lato è costituito
da rocce scoscese, una autentica fortezza, inattaccabile. Sono salito per uno
dei sei sentieri che conducono alla sommità. Di giorno erano facilmente
controllabili e difensibili. Di notte… Di notte uno dei consiglieri del re
aveva il potere di fare elevare il livello della montagna che si innalzava
altissima.
Per accedere alla montagna occorre il permesso del capo del
luogo. Impieghiamo parecchio tempo per riceverlo, comunque molto meno di quello
di p. Gérard e mons. Allard. Ai piedi della montagna fecero una novena al
termina della quale furono ammessi alla presenza del re. Una volta lì c’era una cappella, Betlemme,
poi sparita: rimangono poche pietre qua e là.
Una volta raggiunta la sommità, prima di entrare nel vasto
altopiano, occorre prendere una pietra e in segno di pace metterla sul cumulo
di pietre lungo la strada.
L’alto piano era il regno di Moschoeshoe, con il villaggio reale,
nove kraal per le mandrie, la sorgente d’acqua, i pascoli… Rimane poco, ma le
abitazioni di pietra, a cominciare da quella del re, permettono di entrare in
quel mondo.
Ho visto finalmente un kraal. P. Gérard ne parla tante volte: visitare i kraal, oltre che gli incontri personali, era uno dei momenti più importanti del suo ministero. Il kraal non era soltanto il recinto per le bestie, ma anche il luogo di incontro degli uomini… Accanto a quello che rimane sulla piana di Thaba Bosiu aveva accanto un grande albero piantato dai missionari, la cui ombra offriva un luogo ideale per parlare insieme con la gente. P. Gérard e gli altri missionari tornavano infatti spesso a trovare il re e il suo popolo. Un incendio ha abbattuto quell’albero maestoso che rimane ancora vivo nonostante tutto.
Il cimitero è un luogo che invita alla preghiera. Al centro la tomba di Moschoeshoe. C’è una scolaresca di bambini che rende suo omaggio al padre della patria, cantando l’inno nazionale.
Un’altra tappa nel percorso che mi consente di guardare con
gli occhi di p. Gérard.
Grazie per la condivisione di questo viaggio missionario! Persone e luoghi entrano nel cuore!
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