sabato 3 maggio 2025

25 anni fa la chiesa di Fonjumetaw

L’11 maggio 2000 veniva consacrata la chiesa di Fonjumetaw. La costruzione della prima chiesa, nel 1977, fu un momento storico. Venne edificata in un giorno! L’iniziativa fu della gente, che subito si era organizzata: le donne a costruire i mattoni di creta e gli uomini a procurare le pietre per le fondamenta e a tirate su la muratura. 


Le donne fecero il loro dovere, gli uomini no. Un fatto scatenò l’operazione: la morte di un giovane e un atto di generosità di p. Celso verso la sua famiglia. Subito dopo i funerali gli uomini, divisi in squadre, una per ognuno delle otto pareti, costruirono la chiesa in un giorno. A sera, lo zio del giovane morto, presa la parola: “Oggi sono stato colpito da qualcosa che non avevo mai visto. Oggi ho assistito a un miracolo. Nella mia lunga vita non ho mai visto che una casa sia stata costruita in un giorno E invece qui davanti a noi vediamo la chiesa, i cui lavori sono stati iniziati questa mattina e sono terminati ora. Perché tutto questo è stato possibile? Perché c’era l’unità e la collaborazione. E io vi dico che, se voi continuerete questa unità con il padre, se lavorerete insieme, ci saranno altri miracoli ancora più grande. Questo è solo l’inizio”. Parole profetiche: è stato proprio così. La necessità di una nuova grande chiesa ne è la conferma.




(alcune foto storiche della "chiesa in un giorno" che oggi serve come luogo di incontro)

L’11 maggio 2000 all’inaugurazione erano presenti, assieme della diocesi, altri sei vescovi di vari Paesi dell’Africa e Chiara Lubich. La notte precedente, a mezzanotte, una disputa tra autorità civili e autorità tradizionali rischia di far naufragare tutto, ma Celso è sempre un grande mediatore…


Quel giorno lo lascio raccontare a Celso stesso:

«Una folla immensa era convenuta da ogni parte della regione. C'era una grande rappresentanza da Fontem sia di focolarini sia di altri, insieme al Fon e alla Mafua di quella città. Il vescovo di Mamfe (la nostra diocesi), Francis Teke Lysinge, era attor­niato da altri sei vescovi e numerosi sacerdoti.



Chiara è arrivata poco prima della Messa, accolta dal suono delle campane e da un coro festante. La Messa e la consa­crazione della chiesa si sono svolte con semplicità, allie­tate dai canti delle corali, secondo il programma scrupo­losamente preparato.


Dopo la Messa c'è stato un ricevimento, con canti di ben­venuto, discorsi e danze tradizionali. Anch'io sono inter­venuto brevemente: "Nella nostra missione ci sono stati molti avvenimenti importanti, ma questo è il più grande. Se si sono potuti realizzare molti progetti, lo dobbiamo all'a­more e all'unità che ci hanno sempre guidato. E di questo voglio ringraziare la nostra grande maestra e madre, Madam Chiara".

Anche Chiara ha parlato, tra l'attenzione e la gioia di tutti. Nuovamente rivestita da regina, gli è stato rinnovato il nome di Mafua Ndem.

Ogni volta che penso all'11 maggio sento una grande gioia interiore. Tutto in quel giorno è andato bene, nonostante la complessità della cerimonia, il numero dei presenti, e il fatto che maggio fa parte già della stagione delle piogge. Anche il tempo difatti è stato meraviglioso: alcune gocce di pioggia, che sembravano poter disturbare la celebrazione all'aperto, si sono fermate quasi per incanto per lasciarci svolgere il programma come previsto.

Concludo con ciò che Chiara ha scritto nel libro dei visi­tatori:

"Alla Chiesa che è in Fonjumetaw e a tutto il popolo il mio saluto pieno di gratitudine per come, noi focolarini, siamo stati accolti in questi giorni.

Che l'Ideale dell'amore e dell'unità permei la vita di tutta la gente, cosicché questo luogo e questo popolo possano essere additati a molti come meraviglioso esempio di ciò che può fare l'amore"».





 

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