“Chiunque tu sia,
stai entrando all’interno di un luogo sacro. Se ti sta a cuore la tua salvezza
venera e adora in ginocchio il figlio della Vergine Immacolata poiché una
vittima di tanti grande nome e merito ci ha riscattati tutti dalla morte con la
sua morte aprendo agli uomini il Regno dei cieli”. È la scritta del pavimento
in maiolica della cappella Baglioni a Spello. Forse era destinato a un’altra
cappella, a quella del Santissimo Sacramento, ma si addice pure a questa
cappella della natività di Gesù.
Quante volte sono
passato davanti a Spello senza mai fermarmi! C’è sempre una prima volta… Ed
eccomi in contemplazione degli affreschi del Pinturicchio nella chiesa di Santa
Maria Maggiore: un poema, un canto a Maria e a Gesù...
Ho poi camminato fino al cimitero, addossato al complesso di San Girolamo, dove trovo nuovamente il Pinturicchio.
Da lì si abbraccia tutta Spello...
Ma son venuto fin qui per visitare la tomba di Carlo Carretto. Lo ricordo la prima vola che lo sentii parlare, in piazza Pia ad Albano; era il 1970? La sua testimonianza è ancora viva… Una persona autentica, un puro di cuore. E sulla tomba qualcuno ha lasciato un piccolo sasso con su scritto: “Beati i puri di cuore perché vedranno di Dio”.
Il 24 marzo 1990, il cardinale
Carlo Maria Martini, visitando anche lui la tomba, affermò: «Pur se tra loro diversissimi,
Francesco d'Assisi e fratel Carlo Carretto sono figure che vediamo come accomunate
nel tentativo di realizzare il discorso della montagna nel loro tempo. Francesco
rimane in una luce altissima, forse un esemplare perfetto, quasi inimitabile di
vita coerente con lo spirito evangelico. Ma il messaggio di fratel Carlo è praticamente
uguale a quello del santo: anche oggi si può vivere il Vangelo con coerenza e onestà.
Gesù può rivivere, la grazia vince sempre e non c'è complessità sociale culturale
e politica in cui la grazia evangelica non possa insinuarsi e trovare il canale
di comunicazione. Questo è il messaggio che possiamo raccogliere dalla figura di
fratel Carlo, che ha irradiato intorno a sé questa fiducia nella vivibilità del
Vangelo e nella gioia di viverlo».
Nel pomeriggio salgo a piedi fino al Monastero di san Masseo, che oggi ospita una delle comunità di Bose. E' un monastero benedettino dell'anno 1000, con una cripta straordinariamente bella. Secondo Tommaso da Celano, san Francesco andava a pregare nella cripta, che si trova a una decina di minuti da san Damiano.
I monaci di Bose mi riservano una calorosa accoglienza...
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