Basta un colle di Roma per immergersi nel mondo dei santi, e dell’arte, della storia… Oggi il Celio, assieme ad alcuni del Centro Chiara Lubich. Abbiamo esplorato una parte soltanto dell’infinita ricchezza che questo colle custodisce: i santi Giovanni e Paolo, Crispo, Crispiniano e Benedetta, Gregorio Magno, Madre Teresa di Calcutta, Giovanni di Matha, Clemente Romano, Cirillo e Metodio… Come tutto parla, per chi sa leggere la storia e le storie, l'arte e la natura.
Ma perché i
santi? Ce lo ricorda proprio Gregorio Magno, di cui domani è la festa. Oltre
che all'interpretazione della Scrittura si dedicò anche alla agiografia, cioè
delle vite dei santi, perché riteneva che Dio parla agli uomini non solo tramite la Bibbia, ma anche
attraverso la vita dei suoi santi, i veri interpreti della Scrittura. Sono i
santi che hanno “esperienza” di Dio e riescono a
cogliere più profondamente di chi vi si accosta solo con un atteggiamento
distaccato di studio il vero volto di Dio e la sua chiamata. Per questo scrisse
i Dialoghi dove presenta storie di
santità dell'Italia del tempo, a cominciare da san Benedetto.
Nel Prologo il discepolo
Pietro gli chiede di interrompere i suoi studi scritturistici e dedicarsi ai
santi perché «vi sono alcuni
che vengono infiammati d’amore per la patria celeste più dagli esempi che dalle
dotte esposizioni. Dagli esempi dei Padri, in realtà, l’animo di chi ascolta
trae un duplice vantaggio: in primo luogo si sente ardere d’amore per la vita
futura sull’esempio di chi ci ha preceduto, e inoltre, se mai pensa di valere
qualcosa, venendo a conoscenza di virtù ben più grandi in altri, trova di che
umiliarsi» (Dialoghi, Libro I, Prologo, 7-9).
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