Ritiro a un
centinaio di focolarini sul “dopo fondatrice”. Eh ho iniziato con esempi del
dopo di grandi fondatori.
Emblematica
la vicenda di Francesco d’Assisi, a tutti nota. Basterà limitarsi alle ultime sue parole riportate da san Bonaventura:
«Così disteso sulla terra, dopo aver deposto la veste di sacco, sollevò la
faccia al cielo, secondo la sua abitudine, totalmente intento a quella gloria
celeste, mentre con la mano sinistra copriva la ferita del fianco destro perché
non si vedesse. E disse ai frati: “Io ho fatto la mia parte; la vostra…”. La
nostra? Ho chiesto ai presenti. Domanda a tranello, infatti mi hanno risosto:
Voi fate la vostra. Invece san Francesco ha detto sapientemente: “la vostra,
Cristo ve la insegni”» (Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda Maggiore,
XIV,3: FF 1239). Lui si è lasciato guidare da Cristo, così devono fare i suoi discepoli…
Il dettato di sant’Angela Merici è ancora più esplicito. Dopo aver
spiegato nei Ricordi che Dio l’ha «eleta di esser madre», arriva a dire,
con piena coscienza del proprio ruolo di fondatrice, che «obedendo a mi,
obedireti a Jesu Christo» (Tertio Precetto). Questo non soltanto da viva, ma anche
nel periodo successivo, che si protrae per tutta l’esistenza futura della
Compagnia, nella convinzione che Gesù Cristo «mi ha eletta di esser matre et
viva et morta di così nobil compagnia» (Tertio Precetto). In proposito
scrive: «Vi prego tutte,
anzi ve supplico per amor della passione di Jesu Christo, et della Madonna, che
vi sforzati di metter in opera questi puochi arricordi, che adesso vi lasso, da
essequire doppo la morte mia: li quali vi saranno una memoria almancho d’una
parte del voler et desiderio mio» (Arricordi). Vi ritorna nel Testamento:
«per la Passione et il Sangue di Jesu Christo... vogliate metter in opera con
ogni sollecitudine questi puochi arricordi... Imperocché io adesso partendomene
di questa vita, et lassando voi in pe mio et sicome herede mie, questi avvisi
vi saranno sicome legati, li quali nella mia superiore voluntade ve lasso da
esequire fidelmente».
Questa insistenza nel seguire la via da lei tracciata, non le impedisce di
comprendere la necessità di adattare in futuro la vita della Compagnia ai
diversi tempi e luoghi, lasciando aperto il cammino: «Et se secondo li tempi et
bisogni accadesse de ordenare de nuovo o fare altramente qualche cosa, fatilo
prudentemente, et con buon consiglio» (Legato Ultimo).
Il criterio sarà l’ascolto dello Spirito e la docilità all’azione di Cristo
presente in mezzo alle future vergini. Sono queste le due Persone che hanno
dato origine alla Compagnia e saranno loro che continueranno a guidarla, come
scrive nel Testamento.
La presenza di Cristo innanzitutto, perché è lui che ha fondato la Compagnia
e che quindi continuerà a guidarla: «Et sempre il Principal ridotto vostro sia
il ricorrere alli piedi di Jesu Christo... Perché cosi senza dubio Jesu Christo
sarà in mezzo di voi, et ve illuminarà et amaestrarà si come vero et bon
Maestro, di quello che havereti a fare. Teneti questo per cento che questa
Regola di diritto è piantata per la santa man sua, né mai abbandonerà questa
Compagnia finché ’l mondo durarà…».
Quindi la presenza dello Spirito Santo: «Queste ed altre simili cose
fidelmente si fareti, sicome secondo li tempi et le importantie vi detterà il
Spirito Santo, rallegratevene, state di buona voglia».
Un altro esempio è quello di Camillo de Lellis che, già in vita, aveva conosciuto opposizioni e deviazioni dal suo progetto carismatico. Nella Lettera Testamento poteva quindi scrivere di non meravigliarsi che «il diavolo non abbia cessato e non cessi ora né mai di tentare di far sì che questa povera pianta, dalla quale Dio si aspetta tanta gloria, venga distrutta, annientata e maltrattata in un modo o in un altro. Se il diavolo non ci riuscirà sotto apparenza di un male lo tenterà sotto apparenza di bene, cercando tutte le strade e tutti i mezzi possibili. In particolare potrà servirsi di alcuni religiosi di questo stesso nostro Ordine suggerendo loro, sotto apparenza di bene, che cerchino di far deviare e alterare lo scopo del nostro santo istituto. (…) Esorto quindi tutti i religiosi presenti e futuri a non pretendere di sapere di più di quello che occorre, ma a camminare in santa semplicità nelle cose stabilite nelle nostre Bolle approvate dalla Santa Sede Apostolica. Esorto tutti a esserne fedelissimi difensori. Felice chi lo sarà e infelice che non lo sarà!».
Emblematiche
le ultime parole di san Giovanni Bosco: «Vi raccomando di non piangere
la mia morte. Questo è un debito che tutti dobbiamo pagare, ma dopo ci sarà
largamente ricompensata ogni fatica sostenuta per amor del nostro Maestro buon
Gesù. Invece di piangere fate delle ferme ed efficaci risoluzioni di rimanere
saldi nella vocazione fino alla morte. […] Se mi avete amato in passato,
continuate ad amarmi in avvenire colla esatta osservanza delle nostre
costituzioni». Come per gli altri Fondatori la fiducia nel futuro gli viene dalla
fiducia nella presenza e nell’ascolto di Cristo Signore: «Il vostro primo
Rettore è morto. Ma il nostro vero Superiore Cristo Gesù, non morrà. Egli sarà
sempre nostro Maestro, nostra guida, nostro modello; ma ritenete che a suo
tempo egli stesso sarà nostro Giudice e rimuneratore della nostra fedeltà nel
suo servizio» (Testamento spirituale, Memorie Biografiche XVII,
258-273).
Sono andato avanti con altri esempi, ma questi dicono già quanto basta…
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