giovedì 5 settembre 2024

Infante

Ieri ho giocato con la parola “rimbambire”. Oggi continuo con un’altra parola “infante”. Sì, perché sono passato da Greccio ad Assisi, più precisamente nella cappella delle lacrime a Santa Maria degli Angeli, e trovo una continuità sorprendente.

A Greccio Francesco rappresenta il presepe. Nella mangiatoia c’è un “in-fante”, che letteralmente significa uno che non sa parlare. Gesù Bambino non sa parlare. Pensa: un Dio, il Verbo – Parola di Dio – che si fa "non parola"! È quell’umiltà che tanto incantava Francesco, il quale, proprio davanti al presepe, si fece infante a sua volta: riprendeva la sua arte giovanile di giullare e, con la scusa di pronunciare la parola Betlemme, belava come una pecora, e nel pronunciare la parola “Gesù” si leccava le labbra per mostrare quanto fosse dolce quel nome.

Ora siamo nella "cappella delle lacrime". Non c’ero mai stato perché abitualmente è chiusa. Ricorda un episodio nel quale ancora una volta Francesco si fa infante e invece di parlare fa proprio come i bambini e piange a squarciagola. Il contadino che lo sente va a vedere chi grida nel bosco qui attorno alla Porziuncola e trova appunto Francesco che piange pensando alla passione di Gesù. Piange senza parole. Come Gesù in croce, che “non sa dire due parole in croce” e si fa infante, senza più parole di sapienze e grida semplicemente.

Se Gesù nel presepe è un infante nel quale si rivela l’umiltà di Dio, sulla croce è un infante che mostra l’infinito amore di Dio.

Umiltà, espressione della povertà che incantava Francesco; amore che lo infiammava dal desiderio di essere come Gesù in croce.

La ceramica che, nella cappella, ritrae Francesco che piange e il contadino che alla fine piange con lui, è storicamente errata (supposto che sia un racconto storico): Francesco ha le stimmate, mentre l’episodio dovrebbe essere di molto prima. Ma interpreta bene il sentire di Francesco: piange la passione di Gesù e vuol giungere ad essere come Gesù… ad punto da averne le stimmate!

La mia “peregrinatio” estiva, iniziata alla fine di giugno, continua ancora un po’ - due mesi e mezzo! -, ma questa volta la condivido con la mia comunità: sono con loro in questa terra santa per il ritiro annuale, fatto andando di luogo in luogo dietro san Francesco.

 

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