Ieri ho giocato con
la parola “rimbambire”. Oggi continuo con un’altra parola “infante”. Sì, perché
sono passato da Greccio ad Assisi, più precisamente nella cappella delle
lacrime a Santa Maria degli Angeli, e trovo una continuità sorprendente.
A Greccio Francesco
rappresenta il presepe. Nella mangiatoia c’è un “in-fante”, che letteralmente
significa uno che non sa parlare. Gesù Bambino non sa parlare. Pensa: un Dio, il
Verbo – Parola di Dio – che si fa "non parola"! È quell’umiltà che tanto
incantava Francesco, il quale, proprio davanti al presepe, si fece infante a
sua volta: riprendeva la sua arte giovanile di giullare e, con la scusa di
pronunciare la parola Betlemme, belava come una pecora, e nel pronunciare la
parola “Gesù” si leccava le labbra per mostrare quanto fosse dolce quel nome.
Ora siamo nella "cappella delle lacrime". Non c’ero mai stato perché abitualmente è chiusa.
Ricorda un episodio nel quale ancora una volta Francesco si fa infante e invece
di parlare fa proprio come i bambini e piange a squarciagola. Il contadino che
lo sente va a vedere chi grida nel bosco qui attorno alla Porziuncola e trova
appunto Francesco che piange pensando alla passione di Gesù. Piange senza
parole. Come Gesù in croce, che “non sa dire due parole in croce” e si fa
infante, senza più parole di sapienze e grida semplicemente.
Se Gesù nel presepe è
un infante nel quale si rivela l’umiltà di Dio, sulla croce è un infante che
mostra l’infinito amore di Dio.
Umiltà, espressione
della povertà che incantava Francesco; amore che lo infiammava dal desiderio
di essere come Gesù in croce.
La ceramica che, nella
cappella, ritrae Francesco che piange e il contadino che alla fine piange con
lui, è storicamente errata (supposto che sia un racconto storico): Francesco ha
le stimmate, mentre l’episodio dovrebbe essere di molto prima. Ma interpreta bene il sentire
di Francesco: piange la passione di Gesù e vuol giungere ad essere come Gesù… ad punto da averne le stimmate!
La mia “peregrinatio”
estiva, iniziata alla fine di giugno, continua ancora un po’ - due mesi e mezzo! -, ma questa volta
la condivido con la mia comunità: sono con loro in questa terra santa per il
ritiro annuale, fatto andando di luogo in luogo dietro san Francesco.
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