Domenica mattina:
siamo alla vigilia della festa di san Pio da Pietralcina. Una breve visita a
San Giovanni Rotondo, nel mio viaggio verso Santa Maria a Vico.
L’impatto previo non
è dei più felici: gruppi di uomini violenti gestiscono abusivamente viabilità e
parcheggi, con la tolleranza delle forze dell’ordine. Davanti a un altro palese
sopruso, questa volta da parte degli stessi vigili urbani, ne domando loro ragione. Candidamente
mi rispondono: “Sono le contraddizioni dell’Italia”.
Ma questo è solo il piccolo prezzo d’ingresso. Una volta dentro eccoci avvolti dal calore di una
moltitudine di pellegrini dalla fede profonda che ti compensa di tutto.
Non posso raggiungere
la tomba perché non soltanto il santuario, ma la piazza stessa è gremita all’inverosimile. Non posso vedere neppure i famosi mosaici di Rupnik. Sarà per un’altra volta, se ci sarà. Mi basta entrare nell’antica chiesa, accostarmi al confessionale di padre Pio dove
anche mia mamma si è confessata, visitare il convento con la cella, la cripta
dove una volta riposavano le spoglie del santo. Lì mi è facile pregare.
C’è un angolino tranquillo dove posso rileggere con calma una pagina di diario di Chiara Lubich (ne sono l’editore). Il 3 maggio 1999 riporta le impressioni avute durante il ritiro nel quale ha meditato sul padre francescano da poco beatificato: «Una vita straordinaria la sua per i doni di Dio: le stigmate e la conquista delle anime, ma anche per le durissime prove soprattutto da parte della Chiesa. Una vita semplice dal confessionale alla Santa Messa per altro eccezionale, al rosario, alle opere di misericordia: il grandissimo ospedale. Una vita ascetica tutta incentrata su Gesù Crocefisso che riviveva in sé». L’ammirazione va di pari passo con la costatazione che la santità così come vissuta da Padre Pio è per lei inimitabile. Avverte «una grande differenza fra Lui e me», che la lascia con un interrogativo.
A sera, in visita alla Madonna del Divino Amore, in preghiera di fronte al Santissimo Sacramento, avverte dentro di sé la risposta: «Non ricordi – mi parve di sentire in cuore – con quale forza t’ho messo in anima i primi tempi, che tu non devi imitare nessun santo perché Io avevo una via tutta particolare per te?». Comprende allora che «nemmeno i santi di oggi avrei dovuto imitare (pensavo finora, infatti, a quelli passati) e che avrei potuto cogliere le norme della mia santità nello Statuto e nei Regolamenti (la sua Regola). Lì era descritta la nostra via, la particolare volontà di Dio su di me, di noi. E tornò piena la pace». Il rapporto con Pio da Pietralcina la riporta alla via di santità tracciata da Dio per lei: ambedue chiamati alla santità, per due vie diverse nella ricchezza dei doni dello Spirito. Il Diario precisa con chiarezza che, anche in tanta diversità, il rapporto con padre Pio l'ha arricchita, richiamandola all'esigenza di vivere il cammino di santità con la stessa radicalità vissuta da lui: «Non è tuttavia che aver vissuto un giorno con un Santo non abbia lasciato anche in me qualche segno. Soprattutto mi ha rimesso in cuore la radicalità con cui devo vivere la mia vocazione».
Mi ci rispecchio.
Grazie. Anche a me.
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