Simone ha faticato tutta la notte. Ha
lavorato sul lago senza alcun risultato e ora, in questa mattina di luce, ti
accoglie sulla tua barca vuota e ti ascolta mentre annunci alla folla la parola
di Dio. Ha già conosciuto la potenza della tua parola quando ti ha visto
guarire la madre di sua moglie. Anche adesso è incantato nel sentirti parlare
di Cielo. Da quell’ascolto prolungato e inteso sgorgherà più tardi la sua
confessione: «Tu solo hai parole di vita».
Ma al termine del tuo sermone Simone
ode, rivolta a lui, una parola diversa dalle altre appena sentite: «Prendi il
largo e getta la rete». Una parola incomprensibile, assurda, fuori della
logica. Lui sa che il tempo propizio per la pesca non è il giorno, quando i
pesci scendono nel fondo delle acque, ma la notte, e quella notte pesce non se
n’era visto. Eppure Simone si fida. Crede più a te che a se stesso: «Sulla tua
parola getterò le reti». Nel gettare le reti getta a mare anche la sua
esperienza di pescatore e si lascia guidare da te, nella fiducia più piena:
«Sulla tua parola».
Ha fatto bene a fidarsi. Non rimane
deluso. La barca vuota è ora piena di pesci.
Anche a noi a volte rivolgi richieste
assurde che vanno contro la nostra logica consolidata. Perché ci porti per una
strada che a noi sembra forviante? Perché ci indirizzi in una direzione verso la
quale non avremmo mai pensato di andare? Perché pretendi da noi l’impossibile?
A me sembrerebbe meglio fare così, a me
piacerebbero cose diverse da quelle che mi proponi, vorrei andare per la mia
strada, cerco le mie sicurezze... Lasciami tranquillo nel mio cantuccio, ti
prego. Perché mi strappi dal mio quieto vivere e mi mandi al largo?
Ma ormai ti conosciamo, almeno un po’,
e sappiamo che possiamo fidarci di te, anche quando non comprendiamo. Non è anche
questo la fede? E non è cieca! Sì, sappiamo veramente che possiamo fidarci di
te, ti abbiamo già visto all’opera, più volte, in noi e attorno a noi. E se
l’incomprensione si acuisce, se persiste il dubbio, se sopraggiunge la notte,
tu continui a ripetere: «Non temere».
Sì, sulla tua parola sono pronto a fare
quello che mi chiedi e non ne sarà deluso.
Quante volte, Signore, ci ritroviamo a
mani vuote...
Quanta fatica e che risultati scarsi...
Lo sai che sono un peccatore,
indegno e incapace di stare alla tua presenza,
di operare il bene.
Sali ugualmente sulla mia barca,
prendi il largo con me.
Se tu vieni con me, rischio.
Chiamami ancora e fa’ nuova la mia vita,
fammi tuo discepolo,
riempi di frutti le mie mani vuote.
Tu solo puoi fecondare il nostro lavoro perché
senza di te non possiamo far nulla,
con te tutto è possibile.
E crescerà la tua Chiesa
e un popolo nuovo ti loderà in eterno
e gioiremo della tua presenza e della tua amicizia.
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