Rileggo
quanto scrissi anni fa a commento del Vangelo di questa domenica. Forse ero un
po’ utopico…
Amare
i nemici? Ma se non funziona più neppure l’antica convenzione di Ginevra sui
prigionieri di guerra! I nemici vengono umiliati, torturati, mutilati, uccisi, e i filmati mostrati orgogliosamente sulle tv, diffusi su internet. L’odio monta
tra le parti avverse e cresce coll’innalzarsi dei muri e delle barriere,
penetra tra il vicinato e perfino nella famiglia, come ci raccontano ogni giorno
le cronache. Si è invertita anche la nozione di martirio, non più usata per chi
viene ucciso in nome della verità e della fede, ma per chi uccide in nome della
vendetta.
Certo
che Gesù incanta con la sua utopia: amare i nemici, fare del bene a chi ci
vuole male, dare più di quanto ci è chiesto... Ma dice proprio sul serio? Non è
un po’ esagerato? Poi però ci fa riflettere richiamando la «regola d’oro»:
quello che vorreste fosse fatto a voi, fatelo agli altri. Certo che se la
misura dell’altro sono io... È vero, mi piacerebbe che l’altro mi venisse incontro
perdonando i miei sbagli, prevenendo i miei desideri. Se nell’altro vedessi me
forse il mio comportamento nei suoi confronti sarebbe diverso.
Ma Gesù non si ferma alla «regola d’oro», che pure, se messa in pratica, basterebbe
a cambiare il mondo. Ci fa puntare lo sguardo più in alto: vedere l’altro come
lo vede il Padre e trattarlo come Lui lo tratta. Come guarda Dio il mio nemico?
Non lo vede come un figlio suo? Vuole il bene dei figli e lo vuole ancora di
più quando sono ingiusti e malvagi. È misericordioso e perdona.
Se io
sono figlio suo non gli devo assomigliare? Non somiglia ogni figlio al padre?
Se gli somiglio devo comportarmi come Lui, al punto che non posso dirmi figlio
suo se non mi comporto come Lui e se non vedo l’altro come lo vede Lui: vedo
l’altro figlio di Dio (un fratello, una sorella, dunque, se anch’io sono figlio
di Dio), da Lui amato; e lo amo fino a volere il suo bene. Sono quindi pronto a
perdonarlo quando mi ha offeso, ad aiutarlo quando è nel bisogno...
Forse Gesù non ci ha ancora convinto e allora gioca l’ultima carta e ci fa capire che in fondo amare l’altro torna a nostro vantaggio: se non vuoi essere giudicato da Dio, non giudicare; se non vuoi essere condannato da Dio, non condannare; se vuoi essere perdonato da Dio, perdona.
La
nostra condanna o la nostra assoluzione non dipendono dalla nostra colpevolezza
o innocenza (lo sappiamo che siamo sempre colpevoli davanti a Dio); dipende dal
nostro atteggiamento verso il prossimo, se l’abbiamo condannato o assolto. Il
dono inestimabile del Regno eterno e la misura buona, pigiata, scossa e
traboccante è proporzionata a quando avremo donato.
Padre
nostro che sei nei cieli,
obbedienti alla parola del Signore
e formati al suo divino insegnamento
ogni giorno ti chiediamo
di perdonare a noi i nostri debiti
come noi li perdoniamo ai nostri debitori.
Rendici perfetti nell’amore
per essere tuoi veri figli
e costruire sulla terra la tua famiglia
che sempre rinasce dalla misericordia e dal perdono,
dall’accoglienza e dal dono.
Fa’ sorgere l’era nuova della giustizia e della pace
e che si viva in terra come in cielo.
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