mercoledì 16 febbraio 2022

Eugenio Barelli: un mistico a La Verna

Alla tavola del convento dei frati della Verna il padre guardiano mi ha assegnato il posto accanto a p. Eugenio Barelli perché sa che siamo amici e ci conosciamo da tanto tempo.

È un mistico, p. Eugenio. Dal 1983 ha ridato vita al Romitorio delle Stimmate, per tenere viva nell’Ordine francescano la dimensione contemplativa essenziale nell’esperienza di san Francesco. Ha scritto molto al riguardo e proprio il mese scorso è apparso un volume di Paolo Zambollini sulla sua esperienza e sulla sua interpretazione della dimensione contemplativa dell’Ordine francescano. Mette soprattutto in luce la dimensione ecclesiale di questa esperienza, senza la quale l’eremo sarebbe un’esperienza sterile: «È necessario essere una “cellula Chiesa”, corpo di Cristo e sua sposa per poter abitare nel seno del Padre e vedere la sua gloria». Seduti l’uno accanto all’altro mangiamo la buona cucina conventuale e parliamo di cielo…

A conferma del suo profondo senso ecclesiale mi passa un breve scritto di Chiara Lubich su una sua visita a La Verna nel 1966:

«Tempo fa sono stata alla Verna. Vi ho meditato l’eccezionale dono delle stigmate che Dio ha fatto a Francesco, a suggello della sua imitazione di Cristo, del suo essere cristiano. Ho pensato che tutti i veri cristiani dovrebbero essere degli stigmatizzati, non già nel senso straordinario ed esterno, ma spirituale. E mi è parso di capire che le stigmate del cristiano dei nostri giorni sono appunto le misteriose ma reali piaghe della Chiesa di oggi. Se la carità di Cristo non è così dilatata da provare in noi il dolore di queste piaghe, non siamo come Dio oggi ci vuole.

In questo tempo non è sufficiente una santità solo individuale, e nemmeno una comunitaria, ma chiusa. Occorre sentire in noi i sentimenti di dolore e anche di gioia che Cristo nella sua Sposa oggi sente. Occorre santificarci Chiesa».


P. Eugenio mi racconta anche della visita di Giovanni Paolo II nel 1993. Il Papa arrivò alla Verna solo 10 giorni dopo il suo viaggio pastorale in Lituania con la speciale tappa alla “Collina delle Croci”. Nel refettorio dei Frati il Papa, invitato a parlare, improvvisando, tra le altre cose disse: «Visitando ultimamente i Paesi Baltici sono andato in questo luogo stupendo, straordinario, che si chiama “Montagna delle Croci”. È un Santuario di un popolo… in Lituania. Ho detto che lì dovrebbe pellegrinare tutto il mondo, soprattutto l’Europa, questa Europa che sempre più si secolarizza. Lo stesso si potrebbe dire, si dovrebbe dire anche della Verna. Prima alla Verna, poi alla Montagna delle Croci. Ma è la stessa realtà divina, divina-umana, che attraversa la storia dell’umanità». Poi concluse: «Già sono due volte, o tre..., due volte certamente che sono venuto qui (alla Verna); ma questa volta specialmente è importante. Grazie!».

«Queste parole del Santo Padre – racconta p. Eugenio – ci confermarono nella decisione di fare un gemellaggio tra il nostro Santuario e il Santuario della “Collina delle Croci” in Lituania, come risposta a quanto il Santo Padre aveva detto nel nostro Refettorio. Iniziammo subito i contatti con i Confratelli Lituani e con rappresentanti dell’Episcopato di quella Nazione. Il gemellaggio avvenne nella mattina del 18 settembre 1994, in occasione della benedizione di un grande Crocifisso inviato dal Papa alla “Collina delle Croci”, a ricordo del suo Pellegrinaggio».


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