Alla tavola del convento dei frati della Verna il padre
guardiano mi ha assegnato il posto accanto a p. Eugenio Barelli perché sa che
siamo amici e ci conosciamo da tanto tempo.
È un mistico, p. Eugenio. Dal 1983 ha ridato vita al Romitorio
delle Stimmate, per tenere viva nell’Ordine francescano la dimensione
contemplativa essenziale nell’esperienza di san Francesco. Ha scritto molto al
riguardo e proprio il mese scorso è apparso un volume di Paolo Zambollini sulla
sua esperienza e sulla sua interpretazione della dimensione contemplativa dell’Ordine
francescano. Mette soprattutto in luce la dimensione ecclesiale di questa esperienza,
senza la quale l’eremo sarebbe un’esperienza sterile: «È necessario essere una “cellula
Chiesa”, corpo di Cristo e sua sposa per poter abitare nel seno del Padre e
vedere la sua gloria». Seduti l’uno accanto all’altro mangiamo la buona cucina
conventuale e parliamo di cielo…
A conferma del suo profondo senso ecclesiale mi passa un
breve scritto di Chiara Lubich su una sua visita a La Verna nel 1966:
«Tempo fa sono stata alla Verna. Vi ho meditato
l’eccezionale dono delle stigmate che Dio ha fatto a Francesco, a suggello
della sua imitazione di Cristo, del suo essere cristiano. Ho pensato che tutti
i veri cristiani dovrebbero essere degli stigmatizzati, non già nel senso
straordinario ed esterno, ma spirituale. E mi è parso di capire che le stigmate
del cristiano dei nostri giorni sono appunto le misteriose ma reali piaghe
della Chiesa di oggi. Se la carità di Cristo non è così dilatata da provare in
noi il dolore di queste piaghe, non siamo come Dio oggi ci vuole.
In questo tempo non è sufficiente una santità solo
individuale, e nemmeno una comunitaria, ma chiusa. Occorre sentire in noi i
sentimenti di dolore e anche di gioia che Cristo nella sua Sposa oggi sente. Occorre
santificarci Chiesa».
P. Eugenio mi racconta anche della visita di Giovanni Paolo II nel 1993. Il Papa arrivò alla Verna solo 10 giorni dopo il suo viaggio pastorale in Lituania con la speciale tappa alla “Collina delle Croci”. Nel refettorio dei Frati il Papa, invitato a parlare, improvvisando, tra le altre cose disse: «Visitando ultimamente i Paesi Baltici sono andato in questo luogo stupendo, straordinario, che si chiama “Montagna delle Croci”. È un Santuario di un popolo… in Lituania. Ho detto che lì dovrebbe pellegrinare tutto il mondo, soprattutto l’Europa, questa Europa che sempre più si secolarizza. Lo stesso si potrebbe dire, si dovrebbe dire anche della Verna. Prima alla Verna, poi alla Montagna delle Croci. Ma è la stessa realtà divina, divina-umana, che attraversa la storia dell’umanità». Poi concluse: «Già sono due volte, o tre..., due volte certamente che sono venuto qui (alla Verna); ma questa volta specialmente è importante. Grazie!».
«Queste parole del Santo Padre – racconta p. Eugenio – ci
confermarono nella decisione di fare un gemellaggio tra il nostro Santuario e
il Santuario della “Collina delle Croci” in Lituania, come risposta a quanto il
Santo Padre aveva detto nel nostro Refettorio. Iniziammo subito i contatti con
i Confratelli Lituani e con rappresentanti dell’Episcopato di quella Nazione.
Il gemellaggio avvenne nella mattina del 18 settembre 1994, in occasione della
benedizione di un grande Crocifisso inviato dal Papa alla “Collina delle
Croci”, a ricordo del suo Pellegrinaggio».
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