Una settimana intera a La Verna. Già, ma perché? Forse questa foto – scattata prima di partire, al termine del pranzo insieme nel grande refettorio – parla da sé. Se, ingrandendola, guardiamo in particolare ogni volto notiamo una profonda gioia che tutti accomuna. È l’ultimo momento di una settimana di ritiro che ho dato alla Comunità Monastica di Gerusalemme, in una progressiva osmosi con i frati e i novizi de La Verna.
Forse il momento culminante del ritiro è stata la processione (alla Verna vanno matti per le processioni) che ci ha condotti al luogo delle stigmate, portando con noi la più insigne reliquia del Santuario: il lino impregnato del sangue della ferita del costato di san Francesco. Era fra Leone che lo curava e che ha conservato uno di quei lini. Non mancano le altre reliquie, come la tovaglia, la ciotola e il bicchiere usati dal santo alla mensa del conte Orlando, che li ha custoditi con cura. Così come Alberto II Barbolani di Montauto ha conservato il saio delle stigmatiche che Francesco gli aveva donato e che ora è conservato nella cappella delle reliquie.
Il
nostro “pellegrinaggio” a La Varna è stato preceduto da sant’Antonio da Padova,
da san Bonaventura che qui ha scritto “L’itinerario della mente a Dio”, da san
Carlo Borromeo, san Giovanni Bosco, fino ad Armida Barelli (prozia di p.
Eugenio), da Giorgio La Pira, Giovanni Paolo II… Siamo in buona compagnia.
Il successo del ritiro era garantito dal luogo carismatico e dalla testimonianza dei frati. Per il resto ho detto le solite cose. Ho ricevuto tanti bigliettini che le ingigantiscono grazie alla risonanza dell’ambiente mistico nel quale eravamo immersi: «Grazie di vero cuore di averci fatto entrare, stare e uscite nel e dal Cenacolo!»; «Grazie per l’invito a partecipare a questa “riunione di famiglia” attorno a Gesù»; «Grazie per la semplicità e profondità dei suoi insegnamenti-testimonianze»; «Grazie per la testimonianza gioia e semplice della sua relazione con il Signore, il suo Signore, di cui ha voluto renderci partecipe in questi giorni»; «Grazie per averci portato nel Cenacolo. Abbiamo tanto bisogno di partecipare alla vita risorta di Gesù in questo tempo difficile»… e tanti altri…
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