mercoledì 25 dicembre 2019

Per loro non c'era posto

Presepe nell'Aula della Scuola Abbà

Nei racconti popolari del Natale, a cominciare dalla poesia di Gozzano, Giuseppe e Maria arrivano a Betlemme di corsa e si affannano a cercare un alloggio, proprio all’ultimo minuto, quando sta per nascere il bambino. Che imprevidenti e incapaci!
Il Vangelo dice semplicemente che i giorni del parto si compirono “mentre erano là”. Figuriamoci se non avevano calcolato bene il tempo della nascita e non erano arrivati in anticipo, in modo che tutto avvenisse bene, con calma.
Dov’erano? Il Vangelo parla di un “alloggio”, in greco katalyma. Certamente non è una locanda, per indicare la quale Luca usa un’altra parola (cf. 10, 34). Giuseppe e Maria non sono due viaggiatori sprovvisti che arrivano in fretta e bussano al primo albergo che capita. Luca usa la stessa parola katalyma per indicare la sala del cenacolo (22, 11).
È quindi la stanza di una casa, quasi certamente dei parenti di Giuseppe presso i quali si erano recati. Le case di allora avevano una sola stanza, spesso costruita a ridosso di una grotta, che spesso serviva da stalla e da deposito per la riserva di viveri. Ed è forse nella grotta – il Vangelo parla solo di mangiatoia – che invitano Maria a partorire. Già nel secondo secolo Giustino è testimone della tradizione secondo la quale Gesù era nato in una grotta. L’ospitalità è sacra ed i parenti erano stati accoglienti, ma la nascita di un bambino…

Comunque siano andate le cose rimane quella frase così dura: “per loro non c’era posto nell’alloggio”.
Come non c’era posto! In questo mondo non c’è posto per colui che ha creato il mondo?
E siamo solo all’inizio!
Più avanti Gesù stesso dirà che le volpi hanno tane e gli uccelli nidi, “ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8, 20).
Anche per morire non c’è posto per lui in città: verrà crocifisso fuori della porta della città (cf. Eb 13, 12).
L’evangelista Giovanni riflette su questi fatti: il Verbo di Dio era la luce, ”ma le tenebre non l’hanno accolto… Venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (1, 5. 11)”.
Che dramma!
E non andò in una locanda, venne tra la sua gente! Sono i suoi che non l'accolgono...

La storia si ripete.
Quando volte Gesù si presenta a noi, travestito da altre persone, e noi non lo riconosciamo, non lo accogliamo, lo mettiamo in una stalla…

“A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1, 12).
Si può immaginare ricompensa più grande?


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