sabato 13 gennaio 2018

Rimanere e andare


Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. (Gv 1, 35-42)

Avrei voluto essere il terzo discepolo a seguirti in quel pomeriggio assolato. Dove ti eri accampato, là vicino alle rive del Giordano, quando eri andato per farti battezzare? Una capanna, una grotta? Non importa dove abiti, tu che non hai una pietra dove posare il capo. Fosse una reggia o un rifugio di frasche, quel che rimase indelebile negli occhi e nel cuore di quei primi discepoli fosti tu. Cercavano te. Oppure eri tu che cercavi loro?
Fino a quel momento silenziosi, i due giovani sono provocati dalla tua domanda – «Che cosa cercate?» – che li guida verso una consapevolezza più esplicita della motivazione che li ha messi sulle tue tracce: «Rabbì, dove dimori?». Non ti chiedono semplicemente dove abiti, ma dove “dimori”, con quel ricco vocabolo che troveremo lungo tutto il Vangelo di Giovanni. Vogliono conoscere la tua vita, il tuo modo di esistere, il mistero della tua persona. Chi sei in realtà tu, che Giovanni ha indicato come l’agnello di Dio?
La scoperta della tua identità comincia a farsi esperienza concreta in un crescendo progressivo affidato a tre verbi: “andarono”, “videro”, “rimasero”. Non è questo il cammino che siamo chiamati a percorrere anche noi?

“Andarono”. È la risposta al tuo invito: “Venite”. Per conoscerti occorre seguirti, accogliere la tua parola e aderivi, fidarsi di te, qualunque cosa tu ci chieda, ovunque tu ci conduca.
“Videro”: è l’illuminazione, frutto della sequela, fino alla scoperta di chi sei veramente.
“Rimasero”, a indicare una relazione stabile, una profonda comunione di vita e di destino. Ti cercano e ti trovano, ti seguono e si fermano, itinerario di ogni vocazione e suo approdo sicuro. Chi ci separerà da te?

Il paradosso è che l’esperienza del “rimanere” si trasforma in quella dell’“andare”. Quel pomeriggio si è impresso indelebilmente nella memoria dei due, eppure non si sono fermati con te. Troppo impellente l’urgenza di comunicare l’esperienza vissuta, la scoperta della pienezza di vita: «Abbiamo trovato», e conducono altri a te, in una catena ininterrotta. Iniziata con l’a­nello che congiunge Andrea a Simone, la sequenza dell’annuncio passa di bocca in bocca lungo i secoli, fino a noi.
Sono il terzo discepolo, accanto a quei primi due: anche a me hai chiesto di seguirti, di vedere dove dimori; ti ho conosciuto e sono rimasto con te, e ora voglio andare e annunciarti e portare a te quanti incontro.


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