lunedì 22 gennaio 2018

Il bacio: Dio che si fa toccare / 2

“Un abbraccio vale più di mille parole”.
L’ho visto scritto nello studio del dentista…
È proprio così.
Ne “Il Sole 24 ore” di domenica scorsa ho letto una bellissima intervista a Enzo Bianchi nella quale tra l’altro dice: «Il vero incontro con un malato terminale non è quando gli parli ma quando gli fai una carezza. L’amore fraterno, umano, deve essere vissuto nella carne, nel corpo. Non può essere un sentimento astratto».
Abbraccio, carezza… abbiamo bisogno di toccare.
Questo, continuando quanto ho scritto giorni fa, vale anche nel rapporto con Dio.
Abbraccio, carezza… bacio.
Il bacio è la più intima espressione d’amore.
Gesù è contento quando la donna peccatrice gli bacia i piedi e rimprovera Simone per non averlo baciato quando è entrato in casa sua (Lc 7, 38).
Il padre, quando il figlio perduto torna a casa, gli si getta al collo e lo bacia (Lc 15, 20).

Il Cantico dei Cantici si apre con un bacio: «Mi baci coi baci della tua bocca» (1,2).
L’iniziativa è dello Sposo, ma lei, la sposa, sta al gioco e lo bacia a sua volta (8, 1).
È la trasmissione dello stesso respiro, della stessa vita.
Il bacio significa amore, comunica amore, tende a suscitare amore alla pari.
I mistici sono “andati a nozze” col primo versetto del Cantico dei Cantici, interpretato religiosamente.
S. Giovanni della Croce scrive: «Mi baci con il bacio. della sua bocca [...], affinché con la bocca della mia anima ti baci [...]. Questo avviene quando 1’anima gode di quei beni divini (le verità divine) con gustosa e intima pace e con grande libertà di spirito, senza che la parte sensitiva o il demonio, per mezzo di questa, valgano ad impedirlo».
Anche Teresa d’Avila chiede: «Signor mio, l’unica cosa che chiedo in questa vita è che tu mi baci con il bacio della tua bocca, poiché il bacio è segno di pace e d’amicizia».
Può essere un tocco sostanziale di Dio che introduce e fa sperimentare il più alto grado di comunione, una condizione stabile di pace e di rapporto amoroso che rende la persona estranea ai turbamenti esterni, felice di stare in Dio. Può essere anche una grazia momentanea, che lascia nel desiderio di sperimentarlo ancora.

Un tale bacio non è puro sentimento. L’amore per lo Sposo espresso nel bacio deve essere concreto, chiede di accogliere e vivere le parole che escono dalla sua bocca, quasi aspirarle con la nostra bocca – il bacio! «La Chiesa con tutto il suo ardore cerca nelle Scritture Colui che ama», scrive Onorio di Autun. E un altro in un autore medievale, Otlone di sant’Emmerano: «Quando si apre la Scrittura, Egli ci ammette nella sua intimità».

È l’esperienza di Chiara Lubich nel Paradiso’49, di cui ho scritto più volte. Basterà che ricordi un mio vecchio articolo: L’unione con Dio come esperienza sponsale, “Nuova Umanità”, 22 (2000) n. 2, p. 157-186.
«Lo Sposo è la Parola di vita», scrive Chiara con immediatezza. E subito aggiunge che c’è un modo sicuro per essere sposa del Verbo ed attrarlo a sé: «vivendo la Parola l’avrei amato come Sposa e Lui sarebbe stato me... Vivendo ogni attimo la Parola». Nel rapporto d’amore dell’unione sponsale vivere la Parola è come dare un bacio allo Sposo - spiega ancora citando esplicitamente il primo versetto del Cantico dei Cantici - perché «da Bocca a bocca passa la Parola; Egli comunica Sé (che è Parola) all’Anima mia. Ed io sono una con Lui! E nasce Cristo in me». Allora «ogni attimo che vivo la Parola è un bacio sulla Bocca di Gesù, quella Bocca che disse soltanto Parole di vita». La Parola non indica soltanto ciò che bisogna credere o fare. Essa crea un rapporto personale con il Verbo presente in essa. Vivere la Parola è dunque aprirsi alla comunione con Cristo che si dona. È la fonte permanente della mistica cristiana.
«Per vivere la realtà dello sposalizio della mia Anima col Verbo: “Amore”... – continua Chiara – devo esser solo Parola di Dio». La Parola di vita diventa «la veste, l’abito nuziale della nostra anima sposa di Cristo». Per amare lo Sposo occorre quindi essere la Parola, abbracciare la Parola. Ben lontani da un misticismo tutto languori, siamo davanti a una grande concretezza di vita.

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