giovedì 11 gennaio 2018

Abbiamo bisogno di regole?


Sto dando un corso al Claretianum sul rapporto tra Vangelo, carisma e Regola.
Mi appassiona.
Tutte le Famiglie religiose hanno una Regola. Alcune hanno attraversato i secoli e sono rimaste invariate, come quella di Basilio, Agostino, Benedetto. Non ci sono altri tipi di istituzione che hanno una normativa così antica. Sono Regole straordinarie, che hanno plasmato i santi e dato vita a monumenti di civiltà.
Eppure oggi c’è la disaffezione per ogni tipo di regola, quasi contrastassero la libertà di espressione di ogni singola persona. Non vogliamo essere condizionati da niente e da nessuno. Ognuno vuole essere regola a se stesso.
Mi sono chiesto il perché è necessaria una Regola e mi sono venute alla mente alcune parole.

 

Ordine

L’opera della creazione è frutto di ordinamento nella distinzione. Sul caos primordiale la parola di Dio opera generando il cosmo: «La terra era informe (tobu) e deserta (bobu) e le tenebre ricoprivano l’abisso» (Gen 1, 2). Sul caos, simbolo del male, intervengono lo spirito (ruach) e la parola (dabar). Si opera così l’azione creatrice, che etimologicamente significa “fare tagliando/separando»: si separa la luce dalle tenebre, la terra dalle acque… Si mette ordine nel caos.
Sono all’opera lo spirito e la parola, che profetizzano lo Spirito Santo (l’Amore) e il Verbo (la Verità, la Legge), attraverso i quali il Padre (la Vita) opera. C’è una dunque “legge” è insita in ogni essere, anche nella materia, che dà ordine e vita.
Il peccato è il ritorno al caos primordiale, elimina la distinzione, abolisce la legge.
La Regola aiuta a ritrovare l’ordine iniziale, riportando la distinzione tra le cose e le azioni.

 

Armonia

La Regola aiuta a trovare l’armonia tra le diverse componenti della vita e le espressioni dell’essere umano.
Le disarmonie in agguato sono numerose: la “separazione” operata dalla “creazione” rischia di risolversi in mondi separati e incomunicanti, nella dicotomia tra azione e contemplazione, tra corpo e spirito…, generando squilibri che portano persone e istituzioni a stanchezza, disagio, stress, depressione... 
La cura della liturgia, della manutenzione della casa, dell’alimentazione, della salute, dello studio, dell’apostolato, del lavoro, delle riunioni comunitarie, dei momenti di distensione e di festa, sono aspetti complementari che domandano di essere tutti presenti perché la comunità – e in essa la singola persona – sia sana, equilibrata, armonica. Ogni aspetto della vita fraterna ha valore se espressione dell’unico amore e l’amore è efficace se si manifesta nei molteplici aspetti.
Non più una vita piatta, fatta di pezzi giustapposti e slegati fra loro, con il tempo per il pranzo che non ha nulla a che fare con quello della preghiera, il lavoro e l’apostolato che rischiano di fagocitare tutto, lo studio e il riposo relegati in un cantuccio quasi fossero tempo rubato ad attività più importanti, la cura della casa affidata ad altri perché ritenuta insignificante e una perdita di tempo...
La persona non si realizza in pienezza se non vive tutti questi aspetti e la comunità non si costruisce se queste dimensioni di vita non sono attive ed animate dall’unico amore.
La Regola aiuta a ritrovare e a custodire l’armonia.

 

Ritmo

Tutto ha un ritmo, che garantisce la vita: le stagioni, il battito del cuore… La Chiesa è ritmata dall’anno liturgico.
Anche la vita consacrata ha bisogno di essere ritmata. La Regola di Benedetto scandiva il tempo in tre parti uguali: preghiera, lavoro, riposo.
Il succedersi dei momenti all’interno della giornata, della settimana, del mese, dell’anno (ad. esempio gli orari quotidiani, le riunioni “regolari” di comunità, il ritiro mensile e annuale, i tempi di lavoro e di riposo…) costituiscono una garanzia per un cammino ordinato e armonioso.

 

Disciplina

Rimanere fedeli al progetto di vita che ci è stato dato e che ci si è dati richiede una ascesi, il controllo di sé, il costante monitoraggio del percorso. Questo esige una disciplina che ponga un argine al cambio degli umori, al calo di tono, all’improvvisazione.
L’antico mondo monastico ha descritto con cura la grande tentazione che minaccia costantemente la vita del monaco: l’acedia (akedía): la stanchezza per la vita di ogni giorno e i gesti usuali, la critica verso i fratelli, l’oziosità, il bisogno di evasione…
La Regola aiuta a prendere in mano la propria vita, con serietà, senza alibi, imponendo una disciplina alla persona e alla comunità, in modo da far fronte alle possibili deviazioni e alla tentazione dell’evasione. Aiuta ad essere coerenti con il progetto che ci si è prefissi. Solo così si raggiunge la vera libertà.


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