Durante la guerra era stato in campo di concentramento in Germania, ma era riuscito a fuggire. Nel 1948 lascia la sua patria, la Cecoslovacchia, ormai in mani sovietiche: tre anni di tour in Europa lavorando come pittore, pianista, nel circo, talvolta facendo anche l'accattonaggio. Poi in cerca d’oro e di diamanti in Sud Africa, dove rimane 40 anni. Lì diventa Oblato, lavora come missionario tra gli Zulu, diventa cappellano in un ospedale di Durban, e infine parroco nella parrocchia di Pinetown. È qui, a Pinetown, in casa di una famiglia della sua parrocchia, che trovo due dei suoi quadri. Scopro così un altro Oblato pittore. Dopo il 1990, caduto il muto di Berlino, torna al suo paese e si dedica a ripristinare la presenza degli Oblati a Kromeriz e Klpkoty.
“In Sud Africa, racconta lui stesso, non ho trovato né oro, né diamanti, ma a poco a poco ho scoperto una fede più profonda. Ero già credente prima: andavo in chiesa, ogni tanto pregavo il rosario con mia mamma, ma per il resto nulla. In Sud Africa, ho deciso di studiare per diventare sacerdote! Ho fatto il noviziato dagli Oblati, ha studiato teologia e sono stato ordinato. Ha imparato l'inglese da donna nera; credo di essere stato il suo primo e ultimo studente bianco. Ho migliorato il francese, il tedesco, lo zulu.
Il termine Zulu significa Cielo. In realtà gli zulu sono persone celestiali. Gli uomini sono belli, robusti, grandi, come pure le belle donne. Sono entrato nella loro vita, nella loro mentalità, ho lavorato con i neri, vissuto tra loro. Una volta sono andato in ritiro da qualche parte e ho dimenticato di chiudere la casa. Quando sono tornata, ho trovato qualcuno che dormiva davanti alla porta: ogni sera avevano dormito lì in modo che nessuno potesse. Mi piace molto l’Africa.
Ho vissuto una vita drammatica ma non sono un avventuriero, non ho mai desiderato terre lontane. Tutto è accaduto per caso. Anche il mio sacerdozio. Mia madre era convinto che mio fratello sarebbe diventato prete, ma alla fine si sposò. Allora le chiesi: "Che dici di me, mamma, sarò prete?". "Non dire bestemmie!", mi rispose”.
Dopo la sua morte (26 novembre 2004) è apparso un libro sulla sua vita e la sua esperienza in Sud Africa: PALÁN, Aleš. Než krokodýl spolkne stín. Kostelní Vydří: Karmelitánské vydavatelství, 2005.
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