A Roma avevo visitato una mostra di Chagall. Avevo l’impressione di essere rapito in aria, come la sua fidanzata, e di volteggiare nel cielo, legato alla terra appena da un filo, di mirare i paesaggi dall’alto, di confondermi tra uccelli e violini.
Mi ha colpito un piccolo quadro nascosto dietro una colonna: un carro passa veloce davanti a un casolare di campagna quando, d’improvviso, da dietro la casa appare un Crocifisso in una strana posizione orizzontale.
Il Crocifisso - un ebreo confuso tra gli altri ebrei, con il talled come perizoma - appare spesso nei suoi quadri, quasi un’ossessione: ti può apparire ovunque e quando meno te lo aspetti. Infatti il quadro che ha attirato la mia attenzione si intitola L’ossessione.
«Per me Cristo – spiega il pittore – ha sempre simboleggiato il vero tipo del martire ebreo. Ciò è quanto ho compreso nel 1908, quando ho utilizzato l’immagine per la prima volta... Ero sotto l’influenza dei pogrom. Poi l’ho dipinto e disegnato nelle raffigurazioni dei ghetti, circondato dai tormenti ebraici, da madri ebree che corrono terrificate tenendo in braccia dei figlioletti».
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