giovedì 21 luglio 2011

Ci sono ancora giovani che si donano a Dio

Perché di nuovo ad Aix? Perché sono qui radunati 21 giovani Oblati si preparano alla loro professione perpetua, o come diciamo noi, all’oblazione. Provengono dall’Europa, dagli Stai Uniti, dallo studentato internazionale di Roma. Analoghi incontri si stanno svolgendo in Africa, Asia, Sud America. Sto con loro tre giorni soltanto e parlo loro proprio dell’oblazione, parola che traduce l’esperienza dello Spirito della nostra Famiglia religiosa, il nostro modo particolare di vivere la consacrazione, la comunità e la missione. Essa è l’atto fondamentale della vita dell’Oblato, il momento in cui egli si dona totalmente e per sempre a Dio, in risposta alla sua chiamata e si lascia da lui consacrare in un mistero di alleanza e di amore sponsale che trova la sua fecondità nel ministero apostolico dell’evangelizzazione. È l’atto con il quale si dona alla Chiesa, ai poveri, alla missione.
Ho letto loro una lettera di sant’Eugenio ad un giovane che si era appena consacrato a Dio: "Eccoti consacrato a Dio per la vita e anche oltre, con la tua oblazione… Nostro Signore Gesù Cristo, nostro comune maestro, ha ricevuto i tuoi giuramenti, ti ha adottato e ti ha segnato col sigillo che ci costituisce quello che siamo, perché i legami della più intima carità ci uniscano… Mio caro figlio, abituati subito ad avere una fiducia senza riserva in Dio. Bisogna essere completamente generosi con questo Padre così buono che, nello stesso tempo è così grande e così potente. Nessuna riserva quando ci si dà a Lui. Egli conosce i tuoi bisogni, conosce i legittimi desideri del tuo cuore e non c’è bisogno di nient’altro. Con ragione vuole che ci reputiamo tanto onorati, che siamo tanto felici di essere ammessi nel segreto dell’intimità dei discepoli privilegiati che, in cambio e per riconoscenza, ci diamo a lui senza riserve e senza condizioni… Ti sei consacrato a Dio, alla sua Chiesa, alla Congregazione. Affidateti a Lui per tutto il resto. Egli saprà ispirare ciò che è giusto a chi di dovere" (18 agosto del 1843).

La mia stanza dà sul corso Mirabeau. Spettacolo bellissimo!

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