È una mattina calma, nella chiesa di Nostra Signora di Guadalupe in Mission, una mattina come le altre. La chiesa non rimane mai vuota. Una persona dopo l’altra entra e prega con un proprio ritmo, una proprio liturgia. Conto almeno sette grandi bandiere americane. Su un altare ci sono decine e decine di foto di soldati che combattono in Afganistan o in Iraq. Siamo proprio negli USA. Ma l’ambiente è tipicamente messicano, nei colori, nei fiori, nella moltitudine di statue di santi… Un uomo in particolare attira la mia attenzione. Entra e, iniziando dal fondo della chiesa, viene avanti sostando davanti ad ogni statua: san Giuseppe, san Luigi Gonzaga, san Martino de Porres, una Madonna, un’altra, la crocifissione… Fino a quando giunge davanti all’altare del Santissimo Sacramento. Lì si ferma in ginocchio, sempre in silenzio, a lungo. Poi si siede, prende il messaggio e medita le lettura della Messa del giorno. Mi attira l’intensità della sua preghiera. Provo anch’io a fare come lui. Inizio, come lui, da san Giuseppe, tentando di indovinare che cosa gli avrà detto quell’uomo, fin quando trovo la mia strada per parlare con il padre di Gesù, lo sposo di Maria: quante cose possiamo dirci! E poi avanti, anch’io nel pellegrinaggio, intrattenendomi il dialogo con tutti questi amici allineati lungo le parete della chiesa: una vera preparazione, una introduzione all’ultima tappa, davanti a Gesù. E trovo quell’uomo anziano ancora lì, immobile!
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