Padre Nesti, mi accoglie con un grande calore nel suo “Centro di fede e cultura”, all’Università St. Thomas, a Houston. I nonni all’inizio del 1900 lasciarono Pistoia per venire in America. Ne è passata di acqua da allora, ma p. Nesti parla ancora bene l’Italiano, con un bellissimo accento toscano. Mi fa trovare anche i cantuccini toscani. Gli dispiace soltanto di non avere il vin santo. Pazienza, intinti nel caffè americano, sono ugualmente buoni.
Anna, una focolarina che lavora nella segretaria del vice rettore dell’università (il rettore è una signora), mi guida nella visita dei diversi padiglioni. È l’unica università cattolica di Houston (in San Antonio ce ne sono tre, oltre alla Scuola di teologia degli Oblati), molto dinamica e vivace.
A sera p. Nesti mi presenta a un numeroso gruppo di persona raccolte nell’auditorium dell’università per la mia conferenza – uno dei miei cavalli di battaglia: la parabola dei tre comandamenti. Mi seguono tutti con una profondissima attenzione. Al termine p. Nesti, rivolgendosi ai presenti, confida che è stato conquistato e se c’è unità tra un pratese e un pistoiese vuol dire che l’unità è davvero possibile. Anche una bambina viene a dirmi che ha capito, e una signora musulmana mi dice che le mie parole le sono arrivate diritte al cuore. Il dopo conferenza è più lungo e più bello della conferenza stessa; nonostante l’ora tarda nessuno vorrebbe più andare via; si sente la presenza di Gesù tra di noi. Anche il giorno seguente, passeggiando per il campus universitario, vengo fermato dall’uno o dall’altro per riprendere il discorso.Altro momento bello di questi giorni a Houston è l’intera giornata passata nel seminario. Anche qui gli spazi sono immensi, come in tutto il Texas. I numerosi edifici che compongono il seminario sono disseminati in un parco che sembra non avere confini. La scuola di teologia, a cui prendono parte una ottantina di seminaristi di varie diocesi del Texas, assieme religiosi e laici, fa parte dell’università St. Thomas. Celebro la messa la mattina presto per i seminaristi. In loro vedo riflessa la popolazione americana: vietnamiti, messicani, colombiani, indiani, nigeriani, e texani, naturalmente! Una bella varietà. Lo stile texano rimane comunque inconfondibile: seminaristi in pantaloncini e maglietta, studenti con in classe patatine, coca cola e beveroni, la decano vestita in modo che la scambio per la donna delle pulizie… Do un paio di lezioni, mattina e pomeriggio, a due gruppi diversi, molto interessati. Mi incontro anche con professori e formatori. A sera cena con i gen’s, nella casa di don Clint Ressler. Sarebbe dovuto essere un momento di relax e invece è stato un momento molto impegnativo, degna conclusione di una giornata luminosa.
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