sabato 4 luglio 2020

Siamo semplici, per favore


“Non c’è più sordo di chi non vuol sentire”.
Gesù non conosceva questo proverbio, ma ne conosceva un altro simile:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto".


Era un gioco che facevano i bambini sulla strada.
Gesù le tenta tutte, con le buone e con le cattive, ma ha poco successo e si lamenta con le città attorno al lago nelle quali più ha parlato e compiuto miracoli e che non l’hanno ascoltato: Corazin, Bestsàida, Cafarnao.
Poi, dalla delusione, Gesù passa ad un grido di gioia: nessuno lo capisce… no, c’è chi lo capisce, sono i “piccoli”:
“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così è piaciuto a te”. I sapienti, i dottori, gli intelligenti sono ligi alle leggi, ai cavilli e non capiscono la novità portata da Gesù che sembra contraddire la tradizione. Lo chiamano mangione e beone, amico dei peccatori.
Per fortuna ci sono i piccoli, che non hanno tanti filtri e accettano con semplicità la rivelazione di Gesù.
I piccoli (in greco nepioi). Chi sono? Nel Vangelo il significato varia: sono i bambini, gli ultimi della società, i semplici…
Gesù li libera dal giogo delle leggi e delle consuetudini che schiavizzano. In mezzo alle mille leggi ne promulga una sola, quella del perdono, della misericordia, dell’amore: il suo giogo è leggero! “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”.

La storia si ripete. Anche oggi papa Francesco parla con parole e con gesti di Vangelo. Sapienti, dotti e intellettuali lo denigrano: non sta ai giochi diplomatici, alle usanze inveterate, non rispetta i privilegi…
I piccoli (siano chi siano) lo capiscono.


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