venerdì 3 luglio 2020

La straordinaria avventura della Scuola Abbà


Dal 1996 ho la grazia e la gioia di far parte della Scuola Abbà. Ormai sono il membro più vecchio. Forse per questo Città Nuova mi ha chiesto di preparare un breve articolo che ne ricorda le origini e la storia, ora pubblicato sul numero di luglio della rivista.

Mollens (Svizzera). La Scuola Abbà nell’agosto 2000.
Da sinistra, prima fila: Jesús Castellano, Silvano Cola, Hubertus Blaumaiser, Anna Pelli, Judith Povilus, Alba Sgariglia, Joseph Silvers, Enzo Fondi.
Seconda fila: Luigini Bruno, Sergio Rondinara, Gérard Rossé, Anna Fratta, Joan Pavi Back, Maria Voce, Fabio Ciardi, Piero Coda, Michele Zanzucchi, Giuseppe Zanghì, Chiara Lubich, Vera Araujo, Pasquale Foresi, Stefan Tobler, Giorgio Marchetti, Andrea Balbo, Antonio Maria Baggio.
Il 1949 è l’anno in cui inizia un periodo di grazie particolari, che a Chiara Lubich ricordano quelle ricevute da grandi fondatori come Benedetto, Ignazio di Loyola e altre persone scelte da Dio per svolgere una missione particolare nella Chiesa e nel mondo.
A mano a mano che procede in quell'esperienza di luce, lei annota quanto comprende e vive. Poi, però, le sembra che le carte con quegli appunti possano diventare un ostacolo al cammino di quanti la seguono: ci si può “attaccare” alla bellezza dei testi piuttosto che viverne il contenuto, o possono essere fraintesi, perché molto arditi. Di fatto decide di metterli da parte. Qualcuno racconta che Chiara chiede a chi le sta intorno di bruciarli… e in effetti lei li ritiene spariti per sempre.
Al di là delle carte, quell’esperienza di luce rimane però come un tesoro di famiglia, una fonte di ispirazione per l’azione, il pensiero, l’insegnamento di Chiara lungo tutta la sua vita. Da quanto ha “visto” e sperimentato nello splendore della luce di Dio, attinge le linee guida e l’orientamento dell’Opera che va costruendo, diffondendo, consolidando negli anni. L’esperienza del ’49 ispira le più varie espressioni concrete del Movimento dei Focolari nate negli anni successivi, come le case editrici, le “cittadelle di testimonianza”, l’Economia di comunione, il Movimento politico per l’unita. Chiara e cosciente che da quell’esperienza potrebbe nascere anche una dottrina.
Non a caso le vengono conferiti numerosi dottorati honoris causa: Scienze sociali a Lublino, Scienze delle comunicazioni sociali a Bangkok, Teologia a Manila e a Taipei, Scienze umanistiche in Usa, Filosofia in Messico, e poi altre discipline a Buenos Aires, San Paolo e Recife in Brasile.


Quando, verso la fine degli anni ’80, il teologo e vescovo mons. Klaus Hemmerle chiede di poter accedere all’esperienza del ’49 come a luogo fontale del carisma dell’unita e della nascita dell’Opera di Maria, Chiara avverte che e arrivata l’ora che quel patrimonio di sapienza, già parzialmente fissato in appunti degli anni 1949-1950 (nel frattempo ritrovati e riapparsi alla luce), sia esaminato, ordinato, e studiato in profondità. Tra la fine del 1990 e l’inizio del 1991, riunisce attorno a sé i primi studiosi: don Pasquale Foresi, Giuseppe Zanghi, Marisa Cerini, il francescano Andrea Balbo, Piero Coda. Presto si aggiunge lo stesso mons. Hemmerle. Nasce quella che Chiara chiama la “Scuola Abba”. Abbà, Padre, e la prima parola che ella pronuncia all’inizio della sua esperienza mistica; una parola con la quale entra nel seno del Padre, nel Paradiso.
Dopo un periodo di sospensione, iniziato nel 1992 per problemi di salute, i lavori riprendono nel febbraio 1995 con l’arrivo di nuovi membri, fino a raggiungere il numero di 30, scelti a rappresentare le diverse discipline. Tra loro anche un sacerdote anglicano e un teologo riformato.


Il primo compito della Scuola Abba e offrire a Chiara una “cassa di risonanza”, un ambito nel quale ella possa rileggere i suoi scritti, venire interpellata e stimolata a ricordare, chiarificare e comprendere pienamente le intuizioni del passato alla luce degli anni successivi. Attraverso l’interazione con tutti i membri del gruppo, ella annota le sue antiche carte, arricchendole con commenti, sviluppi, precisazioni. Caso raro, e forse unico, in cui la scrittura di un’esperienza mistica viene letta, riletta e commentata a distanza di tempo dalla persona che l’ha vissuta e scritta.
Da parte loro i componenti della Scuola Abba pubblicano negli anni numerosi contributi sulla dottrina che emerge da quell’esperienza, soprattutto sulla rivista Nuova Umanità e nella collana Studi della Scuola Abbà.
Il gruppo, oltre ad approfondire i testi di Chiara e farne emergere la dottrina, compie anche un percorso di vita per essere “Cenacolo di santità”, come Chiara auspica proponendo un programma alto ed esigente. Quando il 29 novembre 2003 ella inizia di nuovo, con la Scuola Abba, la lettura del suo libro intitolato Paradiso ’49, scrive sulla prima pagina: «Questa volta lo leggiamo allo scopo di convertirci, traducendolo in vita. Dobbiamo far in modo che la Scuola Abba diventi Paradiso. Fra il resto, solo così si capiscono i contenuti di questi volumi». Il Paradiso ’49, per essere compreso, ha bisogno dello stesso “spazio” e ambiente che lo ha originato: l’unita tra quanti sono disposti a vivere, nella grazia di Gesù Eucaristia, l’amore reciproco sul nulla di sé, pronti a posporre il loro stesso sapere perché emerga un nuovo pensiero. L’ultimo incontro di Chiara con il gruppo si tiene il 18 settembre 2004. Dopo la sua morte, la Scuola Abba continua il lavoro sotto la direzione della presidente dell’Opera di Maria. Sono 24 i membri attuali, rappresentanti di 22 discipline. Essi sono affiancati, già da molti anni, da una schiera di professori e professionisti, circa 200 cosiddetti “esterni”, che collaborano nella ricerca e nello studio.
Nonostante le numerose pubblicazioni che continuano ad apparire, il lavoro della Scuola Abba rimane piuttosto nascosto, al servizio dell’analisi e della comprensione degli scritti lasciati da Chiara, e della divulgazione, ormai in tutti i continenti, del suo messaggio di luce e di vita.

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