domenica 26 luglio 2020

Viaggio in Sicilia. Da mare a mare



25 luglio 

Ogni partenza è promessa di un nuovo inizio.
Domanda di lasciare qualcosa, forse, o soprattutto, anche il passato, con la sua zavorra, per protendersi verso una meta, annuncio di quella definitiva.
È sempre così quando intraprendo un viaggio, un appello a ricominciare, una ritrovata leggerezza, speranza di risurrezione.

Questa volta Messina. Vi torno dopo sette anni.
I viaggi al Sud sono ancora penalizzati e dividono l’Italia in due: da Roma il treno deve fare 14 fermate per arrivare a destinazione, ma la meta è una calamita e non si cura di ciò che la distanzia: mi aspettano amici e amiche di lunga data e sarà una gioia incontrarli di nuovo.
Sarà una “visita pastorale” alle Comi anziane, che ormai non si possono più muovere da casa e che quindi non posso mai vedere ai nostri incontri. Il viaggio era programmato durante il ponte del primo maggio, poi è successo quello che è successo…
Intanto ad aspettarmi al porto di Messina ci sono le più “giovani”, che mi accompagneranno in questi giorni.

Ma prima il momento culminante del viaggio, lo stretto di Messina!
Ogni volta un’emozione diversa, anche se l’aliscafo non consente le visioni panoramiche del traghetto, che mi riservo per il ritorno. La Madonna della lettera mi attente comunque, fedele come sempre, all’imbocco del porto.

26 luglio

Mi aggiro solitario per le vie del centro. Dalla piazza deserta mi contemplo il campanile del duomo e il portale maestoso. Entro e nella penombra silenziosa inizio la preghiera domenicale.

Per la messa sono in periferia, alle Case Gescal, nella parrocchia di Maria Regina degli Apostoli tenuta dagli Oblati. Che grande cambiamento: dalla centralissima chiesa di Santa Caterina, frequentata dagli universitari e punto d’irradiazione per tutta la città, alla periferica chiesa delle Case Gescal… ma è questa la parabola degli Oblati.
Trovo gente semplice, distanziata, con le mascherine, tutto come da rito. Una situazione di per sé scoraggiante, ma faccio di tutto perché sia festa.
Prendendo spunto dal tesoro e dalla perla, racconto di quando un 25 anni, su un’altra isola, l’Elba, salii alla Madonna del Monte. Una lapide murata sulla casetta che affianca il santuario attirò la mia attenzione. Diceva che Napoleone era stato lì dal 23 agosto ai primi di settembre 1814 e che “in questo ermo per lui trasformato in reggia abitava...”.
Era bastata la presenza dell’imperatore per conferire un significato nuovo a quella casetta. Dove mette piede il re, lì è una reggia!

Il giorno seguente, domenica, raccontai della targa napoleonica e mi benne spontaneo ricordare che quella mattina, proprio lì, in quella chiesa, sarebbe qualcuno che era ben più di Napoleone, Dio stesso e che avrebbe preso dimora dentro di noi! E se viene lui – concludevo –, la nostra povera dimora sarò tramutata in reggia.
Alla fine della messa, salutando, aggiunsi che ognuno avrebbe potuto portarsi dietro una targa con su scritto press’a poco così: “Oggi il Re dei re e il Signore dei signori è venuto ad abitare in questa umile dimora per lui trasformata in reggia...”.
Più tardi al mare, mentre nuotavo, divi una bambina di 11-12 anni nuotare veloce verso di me. Mi aveva riconosciuto. Felice mi gridò: “Sono una reggia!”.

Questa mattina, al termine della messa, una bambina (l’avevo notata durante l’omelia, ma mi sembrava fosse con la testa altrove) mi si è avvicinata e mi ha detto: “Mi chiamo Maria Regina”.

Pomeriggio a Dinnammare, a oltre 1100 metri sui monti Peloritani, in mezzo a boschi di querce, lecci, pini, faggi, abeti. Qua e là gruppi di messinesi (ossia filippini, srilankesi…), a famiglie intere, per il picnic, che danno un clima di festa alla montagna.
Da lassù un panorama mozzafiato: da un lato Messina, la Calabria, il Mario Jonio; dall’altra il Mediterranei con Milazzo e le isole Eolie e lontano l’Etna e il Tindari.
Nel santuario si canta e si prega. Guida un gruppo di ragazze che inframmezzano antichi racconti in rima di pagani, saraceni, terremoto di Messina, con strofe di un canto alla Madonna, con preghiere. Una litania infinita di una devozione antica che conserva intanto il suo fascino.

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