martedì 19 maggio 2020

Le parole del Risorto / 15 / Mi ami tu?


Dopo aver radunato i suoi attorno alla tavola, Gesù si rivolge direttamente a Pietro e lo interpella in prima persona, chiamandolo per nome, come aveva fatto con Maria di Magdala. Là, nell’orto, il nome “Maria” era carico di affetto. Qui, sulla riva del lago, il nome di Pietro è pronunciato con grande solennità, lo chiama per nome e cognome: “Simone di Giovanni!”.
Con la stessa serietà l’aveva chiamato quando l’aveva incontrato la prima volta, all’inizio del Vangelo (1, 42). L’incontro tra Gesù e Pietro inizia e termina con la chiamata per nome, proprio come aveva profetizzato Isaia: “Fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome. (…) Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani” (49, 1.16). Quel nome, Simone di Giovanni, Gesù se l’era già scritto sulla mano da tutta l’eternità!

La solennità dell’appello, “Simone di Giovanni!”, mostra una chiara presa di posizione. Pietro è seduto a tavola con altri sei discepoli. Gesù si rivolge proprio a lui, ritaglia la persona da tutto e da tutti e la mette direttamente davanti a lui, a tu per tu. Lo interpella perché davanti a tutti, e prima di tutto davanti a se stesso, affermi in maniera esplicita la sua scelta: “Mi ami?”.
Una domanda che non può essere evasa, tanto è personale e diretta, senza contorni, non consente alibi: “Mi ami?”. È una domanda seria, ripetuta per ben tre volte. Richiede una risposta altrettanto chiara e precisa.
Non è una domanda retorica, cade su un triplice tradimento con il quale Pietro ha affermato solennemente: “Non ti amo. Amo più me di te e per difendere la mia vita rinnego la tua”.
Gesù non si lascia scoraggiare dal tradimento, crede nella prima chiamata ed offre una nuova possibilità: “Adesso, dopo tutto quanto è accaduto, mi ami ancora?”.
Pietro ha ancora nelle orecchie la domanda della giovane portinaia nel cortile del sommo sacerdote: “Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?”. Ha ancora nelle orecchie le parole del suo diniego: “Non lo sono” (18, 17).
A quella domanda si sovrappone adesso la nuova domanda: “Mi ami?”. Le parole sono diverse, ma la richiesta è la stessa: da che parte stai? con chi stai? chi ami veramente…

Il Risorto continua a ripetere lungo i secoli la stessa parola, rivolge ad ognuno di noi la stessa domanda; non in maniera astratta e generica, ma dopo averci interpellati ad uno ad uno, personalmente, premettendo nome e cognome: “Fabio Ciardi, mi ami?”. Non posso guardarmi attorno per vedere a chi si sta rivolgendo. La domanda ha nome e cognome, non ci sono alibi e neppure possibilità di omonimie: me la rivolge guardandomi negli occhi.
Inevitabilmente vengono alla mente i tradimenti, i rinnegamenti. Li conosce bene. Possibile che nonostante tutto questo continui a ripetermi se lo amo? Ha ancora fiducia in me? Allora mi ha perdonato veramente, mi offre veramente la possibilità di ricominciare… Troppo grande il suo amore.
Pietro, davanti a tanto amore, come puoi non rispondergli che lo ami?
Come possiamo non dirgli che lo amiamo?
“Mi ami tu? Mi vuoi bene?”. Quante volte ce lo chiederà? Una in più del nostro tradimento, per darci l’opportunità che l’ultima nostra parola sia: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”.

Soltanto allora il Risorto può affidare la Chiesa a Pietro.
Al primo incontro gli aveva cambiato il nome in “Cefa”, Pietro, pietra. Vedeva il futuro dell’apostolo, fondamento della Chiesa. Ma non poteva ancora affidargli il suo gregge; prima doveva essere temperato dal dolore, dalla prova, perché dal peccato e dall’amaro pianto (Lc 22, 62) fiorisse un nuovo amore: “Tu sai che ti voglio bene”. Soltanto adesso il Risorto può dirgli: “Pasci i miei agnelli… pasci le mie pecore” (21, 15-17).
Ogni opera, ogni lavoro ha senso e porta frutto a condizione che sia espressione d’amore: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”. Occorre essere una cosa sola con Gesù perché egli affidi una missione, solo così sarà lui a compierla.

1 commento:

  1. Grazie padre Fabio, è bellissimo. Nonostante i nostri errori, peccati Lui è sempre pronto a perdonaci e ad amarci smisuratamente,non ha preferenze non ci sono differenze. Siamo noi che troppo spesso dimentichiamo quando grande sia il suo amore.

    RispondiElimina