martedì 5 maggio 2020

Gli Oblati per il centenario della Lubich


Sull'ultimo numero della rivista "Missioni OMI" è apparso un mio breve articolo in occasione del centenario della nascita di Chiara Lubich. Ecco la prima parte.

Nel periodo effervescente dell’immediato post-concilio venivano favorite, con grande apertura, le più diverse esperienze che potessero contribuire al rinnovamento della vita religiosa. Fu così che alcuni Oblati di Maria Immacolata incontrarono il Movimento dei Focolari. Vi trovarono una profonda consonanza con il proprio carisma. La freschezza evangelica di questa nuova realtà ecclesiale ricordava loro gli inizi del proprio Istituto, il suo appello all’unità era un invito ad attualizzare la consegna del Fondatore: “Tra voi la carità, la carità, la carità”, le nuove vie di evangelizzazione un’ispirazione per la loro vocazione missionaria. Il contatto con il Movimento li apriva inoltre a rapporti profondi di comunione e di condivisione con tanti altri Istituti religiosi.

È proprio durante un incontro tra religiosi animati dallo stesso desiderio di unità che due Padri Oblati, spinti dall’amore alla Famiglia Religiosa, formulano una preghiera: «Ti chiediamo, Signore, uniti nel tuo nome, che nasca, se è tua volontà, una comunità in cui Tu sei costantemente presente tra i suoi membri e che realizzi oggi il testamento del Fondatore “tra di voi la carità, la carità la carità... e fuori lo zelo per le anime”».
Nasce così la comunità di Marino. Chiara Lubich segue con fiducia la nuova esperienza. Nel 1972 scrive agli Oblati: «Veramente la Madonna vi ama con un amore di predilezione e conta su di voi, su ciascuno di voi, per poter ridonare al mondo Gesù». Il suo amore per Eugenio de Mazenod fa sì che li orienti costantemente verso di lui, a conoscerlo in profondità, a riviverne appieno il carisma. «Sono spiritualmente tra voi scriveva più tardi in occasione la sua beatificazione sicura che Gesù in mezzo illumina le parole e la vita del vostro grande Santo Fondatore e vi farà sempre più simili a Lui, per lo splendore e la grandezza della Chiesa. Come ho vissuto la sua beatificazione? In piena unità con voi, condividendo la vostra gioia come di cosa riguardante la mia famiglia, perché la mia famiglia è la Chiesa: e nella Chiesa in particolare con chiunque è imparentato in qualche modo con l’Opera di Maria».
Rivolgendosi a quanti allora erano i giovani Oblati – tra questi c’ero anch’io! – li invita a studiare il Fondatore soprattutto nei suoi anni giovanili, quando più viva era l’idealità carismatica. È così che durante il noviziato e soprattutto poi negli studi di teologia, sboccia un’autentica passione per la conoscenza del Fondatore, fatta di ricerca, di studio, anche a livello accademico. In questo senso le comunità formative italiane sono diventate un punto di riferimento positivo per tutto l’Istituto, favorendo un risveglio d’interesse per il carisma.

Non sono mancati momenti di tensioni, soprattutto con alcuni Oblati delle generazioni precedenti, che non sempre capivano perché doversi riferirsi ad un Movimento che esulava dalla tradizione dell’Istituto. Di fatto non vi è dualità. La spiritualità dell’Opera di Maria non distoglie dal proprio carisma, piuttosto è una luce che ne ravvivava i colori, un’acqua fresca che lo irrorava alle radici. Mi piace l’immagine della Chiesa come un giardino che sboccia in tanti fiori quanti sono i carismi: come i fiori esponendosi alla luce non perdono i loro colori e bevendo la stessa acqua non diventano uguali tra di loro, così i carismi, entrando in comunione tra di loro si ravvivano, riscoprono la loro più profonda identità.
Allora come adesso tanti Oblati, nella spiritualità del Movimento e nei rapporti fraterni con i suoi membri, appartenenti ad ogni vocazione, trovano non certo qualcosa che può disturbare la loro spiritualità, ma viceversa una luce che la ravviva e aiuta a comprenderla meglio. Sentono perfettamente armonizzabili le due realtà.  Vale per noi Oblati quando Paolo VI affermava parlando del fatto che religiosi di tanti istituti diversi si incontrano tra di loro nell’ambito del Movimento dei Focolari: «Non è cresciuta la fraternità? – domandava – È tolta qualcosa all’originalità dei vostri Istituti? No! Il confronto fraterno – ecco il Focolare! – aumenta la carità rispettiva e collettiva” (14.7.1979).

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