Al termine della meditazione su "Le parole del Risorto" (mi pare sono 18 post) ho pensato di comporre una serie di "Misteri del Rosario": "I misteri della Risurrezione".
Primo mistero: Gesù incontra
Maria di Magdala nel giardino
«Gesù le disse: “Maria!”. Ella si voltò e gli disse in ebraico:
“Rabbunì” – che significa
“Maestro mio!”» (Gv 20,
16).
Il
pastore conosce le sue pecore, ciascuna
per nome, ed esse conoscono la sua voce (10, 3-4. 14).
È bello essere chiamati per nome: dice
amicizia, rapporto personale, intimità. Con quel nome, “Maria”, è come
se Gesù l’abbracciasse, la prendesse dentro di sé: «Ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni» (Is 43,
1).
E lei, con quel nome, “Maestro mio!”, è come se lo abbracciasse. Anzi, l’abbraccia davvero!
Chiediamo a Maria il dono di un rapporto
personale e profondo con il Signore
risorto.
«Mentre conversavano e discutevano insieme,
Gesù in persona
si avvicinò e camminava con loro. (…) Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (Lc 24, 15.30-31).
Il buon pastore va in cerca della pecora smarrita
e la trova su una strada di periferia, verso Emmaus. Entra nel mondo
dei due, tristi e delusi, e
con la sua vicinanza ridona speranza e fa ardere il
loro cuore.
Chiediamo a Maria che tutte le persone
triste e deluse
possano incontrare il Signore risorto e ritrovare la gioia.
«Gesù in persona stette
in mezzo a loro e disse:
“Pace a voi”. (…) Dicendo
questo mostrò loro le mani e i piedi» (Lc 24, 36.40).
Gesù “sta”,
la sua è ormai una presenza stabile: è questo l’essere
profondo della Chiesa, la presenza del Signore crocifisso, espressione dell’amore infinito
di Dio; presenza che dà pace.
Chiediamo a Maria che la promessa
di Gesù di “rimanere sempre
con noi” dia alla Chiesa
il coraggio e l’audacia
di annunciare il Vangelo ad ogni creatura.
Gesù «disse a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; prendi la tua mano e mettila
nel mio fianco;
e non essere incredulo; ma credente!». Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio
Dio!”» (Gv 20,
27-28).
È la più alta professione di fede di tutto il Nuovo Testamento: una fede partecipata, personale, appassionata: «Sei il “mio” Signore,
il “mio” Dio», così come per la Maddalena era il
Maestro “mio”.
Egli è “mio” perché io sono suo, mi ha acquistato a caro prezzo,
testimoniato dal segno dei chiodi e della lancia che non ha voluto cancellare perché sempre, per tutta l’eternità, vi leggessimo il suo amore infinito.
Chiediamo a Maria il dono della fede per quanti
dubitano o non credono:
“Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.
«Gesù disse a Simon Pietro: “Simone,
figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore,
tu lo sai che ti voglio bene”. (…) Gli disse per la terza volta: “Simone,
figlio di Giovanni, mi vuoi bene? Gli disse per la terza volta: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”. (…) “Seguimi”» (Gv 21, 15-19).
Pietro ha rinnegato per tre volte il Signore,
adesso per tre volte gli professa un amore incondizionato. Ogni sbaglio è l’occasione per un amore più grande.
Il Risorto ci insegna
che si può ricominciare. Si può sempre
ricominciare a “seguire”
Gesù.
Chiediamo a Maria che preghi “per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”,
che preghi per tutti i peccatori, perché ritorniamo a Dio con fiducia.
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