lunedì 1 aprile 2019

Narrazione e coesione

Ci sono dei periodi della vita nei quali vorremmo starcene da soli, tagliare con tutti, portare avanti la nostra vita in pace come ci pare e piace, senza sentirci condizionati da niente e da nessuno. Ci sono altri periodi nei quali avvertiamo il bisogno di qualcuno che ci stia accanto, con il quale condividere quanto proviamo e viviamo, soprattutto le gioie, le esperienze belle. Ci sono altri periodi ancora nei quali subentrano difficoltà economiche, prove di salute, di solitudine, di stanchezza, oppure dolori grandi e allora abbiamo bisogno di un aiuto, perché ci accorgiamo che da soli non ce la facciamo. Lo vediamo ad esempio quando sopraggiunge una malattia, un ricovero in ospedale… Se non si mobilita tutta la famiglia… Tante cose è impossibile portarle avanti da soli, ci moriremmo sotto.
Nel susseguirsi di momenti tanto diversi, piano piano si capisce che l’unità della famiglia è un valore incalcolabile. Davvero è il primo nucleo sociale che dà sicurezza e solidità. Ci sono tante altre “comunità” sociali di cui dobbiamo avvalerci, gli amici, i colleghi, i vari gruppi di riferimento… Ma la famiglia ha qualcosa di speciale, è come lo zoccolo duro.
C’è la piccola famiglia e la grande famiglia. Il gioco sapiente è quello di articolare i rapporti, all’interno della piccola famiglia e tra le famiglie che compongono la grande famiglia, in maniera da assicurare libertà e coesione, due elementi indispensabili che vanno armonizzati tra di loro.

Uno dei fattori di coesione è la narrazione. Questo vale per ogni tipo di comunità. Ogni nazione ha i suoi “miti” fondativi. Per Roma, Romolo e Remo, gli Orazi e i Curiazi, Giulio Cesare… Per l’Italia, Garibaldi, Cavour, il Piave, la Resistenza. Non ne parliamo del cristianesimo: ogni anno raccontiamo il Natale, la Pasqua… Non c’è identità, nazionale, religiosa, personale, senza storia. Se una persona non ha una storia è spaesata.
Così per la famiglia. Una famiglia è tanto più coesa quanto più sa elaborare e narrare la propria storia, nella quale piano piano tutti i membri dovrebbero potersi riconoscere. Una volta le narrazioni avvenivano nel canto del fuoco, con le lettere, le foto…. Oggi possono passare attraverso Instagram, Facebook, WhatsApp… Gli strumenti cambiamo, quello che non dovrebbe cambiare è la capacità di condividere storie, fatti, impressioni in maniera non soltanto immediata e superficiale, ma riflessa, con contenuti profondi. Con la storia si trasmettono i valori e si forgia l’identità.

Ho consegnato ai nipoti una pagina di vita dei nonni, ormai di mezzo secolo fa, che non conoscevano.
Spero che susciti il desiderio di proseguire nella narrazione, perché la vita continua, si dirama in tante direzioni, porta nuove fioriture. Se saranno capaci di condividere il vissuto, con il passare degli anni sentiranno che l’identità si rafforza, così come il senso di appartenenza e acquisteranno sicurezza e stabilità. Vivere e trasmettere, accogliere e donare, così va avanti la vita. Ogni piccola famiglia darà poi origine a sua volta ad una grande famiglia e la vita continua.

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