lunedì 15 aprile 2019

L’ottava parola di Gesù in croce



Nel computo delle “sette” parole di Gesù in croce non viene mai calcolato l’ultimo suo grido.
In effetti non è una parola, ma un grido inarticolato.
Lo riportano sia Marco che Matteo.
Per Marco l’ultima parola è: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”. Ma dopo di questa ecco improvviso, terribile, inatteso, un forte grido: “Gesù, dando un forte grido, spirò” (15, 37).
Anche per Matteo, dopo l’ultima identica parola, “Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito” (27, 50).

Gesù muore in maniera drammatica. Non una parola, ma un grido, con tutto il fiato che gli rimane, l’ultimo. Quest’urlo, più di tutte le altre parole, lascia intuire quello che Gesù può aver vissuto. Ha fatto suo, ogni angoscia, ogni disperazione, ogni grido.
E poi il gran silenzio, senza risposta.

Tutte le altre sette parole dicono qualcosa di grande, sono un insegnamento, meritano di essere ascoltate, meditate, commentate, come ha fatto la grande tradizione cristiana.
Questa ottava è quasi scandalosa, la si sorvola facilmente, tanto è enigmatica.
Ma forse è la più bella, quella che, senza parole articolate, dice il mistero che si sta compiendo su quella croce, talmente grande che è indicibile.


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