domenica 25 dicembre 2011

Natale: Siamo nel post o nel pre?


Betlemme: qui è nato Gesù

Il pensiero moderno, con i suoi ideali di razionalità, oggettività e progresso, è ormai superato, ce lo siamo lasciato alle spalle e siamo entrati nel postmoderno. I profondi cambiamenti economici, con la delocalizzazione delle imprese industriali e le esportazioni di capitali ci hanno introdotto in un’era postindustriale. Considerando la gravità della crisi finanziaria europea stiamo forse per entrare nel “post-euro”. Siamo dunque destinati ad essere una generazione post, che si misura su un passato che vuole abbandonare, con insofferenza, o che da cui si vede recisa, con nostalgia e rimpianto? Se è vero che con lo sradicamento dalle proprie radici viene meno l’identità – senza passato non c’è futuro –, è altrettanto vero che senza ricerca del nuovo non c’è progettualità – senza futuro non c’è presente. Le illusioni, in campo politico, economico, sociale, e le conseguente delusioni sono state così tante e rapide in questi anni da ingenerare un calo di speranza. Nel nostro Paese sono ormai due milioni e mezzo le persone che hanno desistito dal cercare lavoro, rassegnandosi alla disoccupazione e appoggiandosi alle famiglie di origine. La denatalità è un ulteriore indice di paura del futuro, così come la mancanza di investimenti da parte delle industrie. Il governo Monti ha acceso negli Italiani un senso di attesa e una voglia di cambiamento che non si avvertiva da tempo. Col rischio di un’ulteriore cocente delusione…
L’era del post è stata decretata anche per cristianesimo, ormai relegato al passato: siamo nel post-cristianesimo. La celebrazione del Natale mi fa porre la domanda se invece non si debba considerare la nostra un’era precristiana. Il Cristo sta dietro di noi o ci precede? La “buona novella” che egli ha proclamato, proposta di una società fondata su rapporti d’amore e di giustizia, è un retaggio di altri tempi o è davanti a noi come un’ispirazione cui tendere? L’era cristiana sta appena iniziando ed è piena di speranza. A ogni generazione, oggi alla nostra, il compito di attuare il Vangelo, creando futuro.

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